La vita di un santo raccontata attraverso gli oggetti che gli appartennero, ma anche con parole e testimonianze di fede. Sono oltre mille le reliquie e i reperti del frate di Pietrelcina in mostra a Monreale, fino al 31 dicembre, con l’ideazione e la direzione di Alberto Festa, pronipote del medico Giorgio Festa, che studiò il santo per oltre vent’anni su incarico del Sant’Uffizio. «La Grande Luce. Padre Pio – Tra scienza e fede» è l'esposizione prodotta da Navigare Srl e Sicilia Musei al primo piano del Complesso monumentale Guglielmo II, che viene inaugurata ufficialmente oggi 29 giugno e da domani sarà aperta al pubblico.
Si tratta di una anteprima, con un particolare concept artistico ed espositivo, in occasione del centenario della stimmatizzazione di Padre Pio (20 settembre 1918). La mostra, composta appunto da oltre mille tra oggetti, reliquie, scritti, evidenze mediche, è costituita dai preziosi reperti custoditi dalla famiglia Festa per circa cento anni. È esposto in una teca anche il guanto del santo, simbolo dei suoi miracoli e della sua sofferenza.
L’allestimento è stato pensato per offrire al visitatore una dimensione di raccoglimento e di preghiera. Visitatore che, entrando negli ambienti della mostra, compirà un viaggio attraverso pagine di scrittura, vetrine contenenti reliquie, video e altri oggetti di devozione. Tutta la mostra è immersa in un grande “contenitore” rosso, colore del dolore, della passione e della grande fede.
«Anche attraverso questa iniziativa, vogliamo perseguire la strada di crescita della nostra città, della nostra storia e della nostra identità - afferma il sindaco di Monreale Piero Capizzi - siamo certi di poter offrire ai nostri concittadini ma anche ai numerosissimi gruppi di fedeli, un evento di grande rilievo». «Padre Pio – aggiunge il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando - è un riferimento per devoti e non, ha trovato uno scienziato che ha visto l’invisibile, quello che è chiamato a fare lo scienziato, dare sostanza all’invisibile. Il santo è una persona normale, straordinariamente normale».
Giorgio Festa divenne grande amico del frate per oltre un ventennio, periodoo in cui il medico effettuò, tra l’altro, due operazioni chirurgiche sul cappuccino, senza alcun tipo di anestesia. I suoi studi, spiega Alberto Festa, «furono totalmente favorevoli all’assoluta veridicità ed inesplicabilità scientifica delle stimmate e dei fenomeni del frate santo, nonostante la laicità e l'iniziale ateismo del professore, che spianarono la strada alla successiva canonizzazione del santo».