mercoledì 12 luglio 2017
Nel giorno del 75esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Ha servito la su comunità per tre quarti di secolo. Ha conosciuto 9 Papi, compreso Francesco.
A Filettino è morto il prete centenario Alessandro De Sanctis
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Oggi, proprio nel giorno del 75° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, è morto a Filettino don Alessandro De Sanctis, parroco ancora in attività malgrado i 98 anni. Sabato scorso, per festeggiarlo, erano saliti nel piccolo paese in provincia di Frosinone, un borgo montano a oltre mille metri d’altezza, il vescovo di Anagni-Alatri Lorenzo Loppa e decine di preti.

Ordinato il 12 luglio del 1942 nel paese natale di Vallepietra, don Alessandro era stato subito mandato a Filettino, prima come vice e quindi come parroco. Una comunità che ha servito fino a ieri, soprattutto nei momenti difficili della guerra (quando anche questo lembo di Ciociaria venne interessato dalle rappresaglie dopo la distruzione di Montecassino) e del dopoguerra, quando il paese rimaneva isolato anche per giorni interi a causa della neve.


Il sacerdote, che amava ricordare di aver conosciuto sette Pontefici, si è spento serenamente, proprio secondo quella impronta di amabilità che ne ha contrassegnato tutta la sua vita di sacerdote. «Ringrazio di cuore tutti voi – aveva detto sabato affacciandosi sul sagrato dove era stata organizzata una festa in suo onore – ma soprattutto ringrazio il Signore che mi ha dato la possibilità di servirlo per 75 anni». I funerali si
svolgeranno oggi pomeriggio nella sua chiesa parrocchiale dell’Assunta.

Pochi giorni fa lo avevamo incontrato nel 75esimo anniversario di sacerdozio. “Sono stato ordinato sacerdote il 12 luglio del 1942, nel mio paese di Vallepietra, sempre in diocesi di Anagni. Ma da prete sono rimasto lì sei giorni appena; poi sono venuto a Filettino, dove era parroco mio zio, don Filippo. Pochi mesi dopo ho preso il suo posto. E da allora non sono mai andato più via da questo paese. E qui, quando Dio vorrà, voglio morire, tra la mia gente”, aveva raccontato don Alessandro con voce squillante, lo sguardo vispo, la camminata lenta ma sicura, e una grande voglia di raccontare. “Non so se sono il parroco più anziano d’Italia, però so che, fino a quando le forze mi sosterranno, è questo quello che farò”.

Fino al giorno della morte don Alessandro ha celebrato una Messa feriale e due alla domenica, l’unico giorno in cui veniva un altro sacerdote ad aiutarlo. Don Alessandro non aveva mai pensato di dimettersi: “Potevo farlo a 75 anni, ma non l’ho neanche pensato. Il vescovo Loppa, che mi vuole tanto bene, mi dice sempre di fare quello che posso. E io lo faccio”, ci aveva detto.

Prete da sempre, per sempre: non voleva che i parrocchiani lo chiamassero "monsignore" e di ognuno di loro sapeva tutto. Ha conosciuto nove Papi, compreso Bergoglio: “L’ho incontrato a gennaio, sul sagrato di San Pietro. Mi ha chiesto quanti anni avessi. Gli ho detto: 95, Santità; e lui mi ha sorriso dicendomi: ‘E dove li hai nascosti?’. Poi ha aggiunto, tornando indietro: preghi per me, santo uomo”.

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