venerdì 6 settembre 2024
A Cassano all’Ionio il progetto con i fondi 8xmille “L’appetito vien studiando” è un sostegno prezioso per bambini e ragazzi perché non lascino la scuola. Mano tesa anche a mamme e papà
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Un cantiere educativo sempre aperto, ma anche un "luogo sano" dove poter stare in pace a giocare, lontani dai pericoli della strada. È con questi obbiettivi che a Cassano all’Ionio (Cosenza) è stato aperto nel 2016 un Centro socio-educativo che dà la possibilità a bambini e ragazzi, dai 6 ai 14 anni, di sperimentare che significa poter contare su un pasto quotidiano completo e allo stesso tempo imparare a studiare, scoprendo i propri talenti, i propri interessi e passioni. Così, otto anni fa, in un palazzo messo a disposizione dalla diocesi nel centro storico, che è la parte più povera della città, ha preso avvio il progetto "L’appetito vien studiando" che si sostiene con i fondi 8xmille.
Fin dal nome dichiara la sua duplice finalità: educare i ragazzi che stanno crescendo ad apprezzare il cibo sano e aiutarli a diventare autonomi nello studio grazie a doposcuola, corsi, laboratori, attività sportive, sempre seguiti da professionisti e volontari. Ogni anno sono una quarantina gli studenti che lo frequentano - anche se in lista d’attesa ce ne sono molti di più - che rischierebbero di abbandonare la scuola, ma che ce la fanno grazie a questo insostituibile sostegno che per ragazzi provenienti da realtà a rischio rappresenta la speranza di un futuro migliore. "Il cibo diventa un’esperienza di comunione - spiega la responsabile, Angela Marino -, di condivisione e di educazione alimentare e lo studio e la conoscenza sono mezzi per aiutare bambini e ragazzi a capire che significano emancipazione e liberazione. Liberazione perché lo studio rende liberi. Solo la cultura offre la possibilità di scegliere da che parte stare, insegna a non piegare la testa e a dire sempre sì. Lo studio insegna anche a dire dei no consapevoli, forti, che danno la possibilità di abbattere muri di paura e costruire ponti di speranza". E sapere dire dei no in un posto dove è facile finire in situazioni malsane è fondamentale. "Il progetto è stato voluto dal vescovo Francesco Savino fin da quando ha messo piede in diocesi - spiega don Mario Marino, direttore della Caritas locale -. Qui offriamo uno spazio di aggregazione ai tanti ragazzi che abitano nel centro storico e che rischiano di finire in situazioni compromesse. Ma se pensassimo solo a loro e non dessimo una mano ai genitori, che a volte hanno problemi importanti, non andremmo lontano".
"Durante il Covid siamo entrati in molte case grazie alle video-chiamate fatte con smartpone e tablet - riprende Angela Marino - e ci siamo resi conto che alcune situazioni erano più gravi di quello che pensavamo.È stato così che abbiamo iniziato a dare una mano anche ai genitori, grazie all’intervento degli animatori del Progetto Policoro. I volontari hanno insegnato a mamme e papà a scrivere un curriculum, cercando di capire se c’era la possibilità di trovare un lavoro in un territorio dove la disoccupazione è alta, soprattutto tra le donne. Ma era importante anche insegnare come fare la spesa senza sprechi, a utilizzare gli elettrodomestici nelle fasce orarie meno costose, a usare bene il denaro... E poi offriamo l’ascolto che significa aiutare padri e madri a gestire relazioni complicate con i figli, separazioni, talvolta detenzioni. Occuparci solo dei ragazzi non sarebbe bastato".
E se in famiglia uno dei figli presenta dei disturbi comportamentali o cognitivi, dei deficit di apprendimento o qualche disabilità, ecco che la vicinanza di educatori e animatori del progetto diventa fondamentale. "Dopo una diagnosi dello specialista spesso i genitori non sanno cosa fare - interviene Silvia Cirigliano, psicologa del progetto -. Siamo noi che li aiutiamo a inquadrare il problema, a volte accompagniamo gli stranieri alle visite, oppure facciamo da tramite con la scuola se il ragazzo necessita di un insegnante di sostegno, di un tablet o di programmi didattici specifici. Particolare non da poco, li accompagniamo nell’accettazione della situazione". "A noi piace pensare ai bambini e ai ragazzi con cui lavoriamo come a dei fiori di loto - conclude con una bella immagine la responsabile Angela Marino -. Le radici del fiore di loto affondano nel fango e nonostante questo il fiore è in grado di rimanere puro e incontaminato e di crescere anche in condizioni di avversità. Ed è proprio questo che cerchiamo di trasmettere ai ragazzi, la lezione del fiore di loto. Capace di andare avanti e rinascere sempre, nonostante tutto".

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