mercoledì 24 luglio 2024
Il successo del Congresso eucaristico nazionale, con oltre 50mila partecipanti da tutto il Paese, molti i giovani. La Messa conclusiva celebrata da Tagle
Un popolo in processione. La Chiesa americana riparte dall'Eucaristia
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In un’America dilaniata dalla lotta politica, con l’eco dello sparo a Donald Trump ancora vivo e i media nazionali puntati sulle condizioni di salute del presidente Biden, lo spettacolo andato in scena sabato scorso a Indianapolis è sembrato provenire da un altro Paese. Un fiume di 50mila persone si è riversato nel pomeriggio nel centro della capitale dello Stato dell’Indiana per seguire in processione il Santissimo Sacramento, fino al grande memoriale costruito per onorare i caduti e i veterani della prima guerra mondiale. Il tutto tra preghiere, canti eucaristici, gente che si faceva il segno della croce o si inginocchiava al passaggio del grande baldacchino trainato da un pick up bianco. «Ti ringraziamo per le tante grazie che hai riversato su di noi. Gesù, riversale su tutta la nostra terra, su tutto il mondo. Gesù, sappiamo che la processione che abbiamo fatto oggi è un simbolo, un segno del nostro pellegrinaggio terreno, e che non è finita. E questa processione, forse la più grande degli ultimi decenni nel nostro Paese, è ancora troppo piccola. Milioni di persone nelle nostre città, nelle nostre diocesi, non ti conoscono ancora». Così ha pregato Andrew Cozzens, 55 enne vescovo di Crookston nel Minnesota, prima di impartire la benedizione eucaristica alla folla in silenzio sotto il sole.

Processione eucaristica a Indianapolis

Processione eucaristica a Indianapolis - National Eucharistic Revival

Quello di sabato è stato certamente uno dei momenti più scenografici del decimo Congresso eucaristico nazionale, che si era aperto mercoledì e si è chiuso domenica. Il precedente Congresso risaliva al lontanissimo 1941, se si eccettua quella del 1976, che fu un Congresso eucaristico internazionale. A smuovere l’episcopato, a spingerlo a rinverdire una tradizione interrotta per troppo tempo è stato, a detta di molti, il sondaggio del Pew Research Center – autorevole centro di studi sociali di Washington D.C. – del 2019, di cui molto si parlò allora, da cui risultava che solo un terzo dei cattolici Usa credeva nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Sondaggio che ricevette critiche sulla modalità di raccolta ed elaborazione dei dati e a cui rispose una ricerca del 2022 della Georgetown University, che ridimensionava il quadro. Da esso emergeva che il 64% dei cattolici aveva le idee tutto sommato chiare sulla transustanziazione. Numeri che comunque non attenuarono il senso di urgenza, la consapevolezza che era necessaria una risposta pastorale. Da lì l’idea di un triennio, a partire dal 2022, per rimettere l’Eucaristia al centro della vita ecclesiale, con iniziative di formazione, per la riscoperta della liturgia, con la promozione dell’adorazione eucaristica e anche delle processioni – quattro sono state quelle che nei mesi scorsi hanno attraversato gli Usa disegnando una grande croce, convergendo su Indianapolis – con il Congresso eucaristico a segnare l’acme della mobilitazione. Appuntamento che si è rivelato anche un momento di unità per una Chiesa americana pure lei attraversata da divisioni profonde, acuite da quelle politiche esterne.

Congresso eucaristico a Indianapolis

Congresso eucaristico a Indianapolis - National Eucharistic Revival

«Uniti dal comune amore per il nostro Salvatore» ha titolato il suo diario delle giornate di Indianapolis su America, storica rivista della Compagnia di Gesù, padre Paul Shelton, assistente provinciale per le vocazioni dei gesuiti del Midwest. «Ho pianto mentre ascoltavo le confessioni perché ero così commosso dalla bontà dei penitenti e dal loro desiderio di ricevere la misericordia di Dio» ha scritto il gesuita, «ho anche notato quanto bene la Chiesa cattolica statunitense abbia catechizzato i fedeli sulla verità dell’Eucaristia. C’erano gruppi di giovani con magliette “Corpo, Sangue, Anima, Divinità” ornate da un ostensorio».

Unità e missione sono stati due temi che hanno riecheggiato nelle catechesi tenute da alcuni dei predicatori più in auge del cattolicesimo a stelle e strisce. Nella Messa conclusiva al Lucas Oil Stadium – la casa dei Colts, la locale squadra di football, in cui si sono tenuti gli incontri del Congresso eucaristico – il cardinale Luis Antonio Tagle ha insistito sull’ultimo punto. «Coloro che scelgono di stare con Gesù saranno inviati da Gesù» ha detto il porporato, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione – sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari, «il dono della sua presenza e del suo amore per noi sarà il nostro dono alle persone. Non dovremmo tenere Gesù per noi. Questo non è discepolato. Questo è egoismo. Il dono che abbiamo ricevuto dobbiamo donarlo».

Congresso eucaristico a Indianapolis

Congresso eucaristico a Indianapolis - National Eucharistic Revival

Tra le note positive dell’evento, il fatto che 8.000 partecipanti avevano meno di 25 anni – tra cui molti seminaristi e novizi di ordini religiosi – e 5.000 avevano meno di 18 anni. L’arcivescovo di Indianapolis, Charles Thompson, ha annunciato che il prossimo Congresso eucaristico nazionale si terrà nel 2033, per celebrare i duemila anni della morte e risurrezione di Cristo. Ma visto il successo delle processioni di questi mesi, in particolare le quattro citate prima, il prossimo anno se ne terrà un’altra imponente che partirà da Indianapolis diretta a Los Angeles: oltre 3mila chilometri in compagnia di Dio.

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