Le Nazioni Unite hanno scoperto altre 38 fosse comuni in Kasai, la regione centrale della Repubblica democratica del Congo, ferita dalla violenza. In meno di un anno, sono quindi almeno 80 i cimiteri clandestini localizzati. «L’indagine è stata un’operazione congiunta tra i nostri ricercatori e quelli dell’esercito congolese – spiega un comunicato della missione Onu nel Paese (Monusco) –. Abbiamo controllato sei aree nella parte occidentale del Kasai».
Dall’inizio del conflitto, nell’agosto scorso, sono oltre «3.300 i morti e 1,4 milioni gli sfollati – stima l’Onu –, molti di più di quelli in Siria e Iraq». Sia i soldati congolesi che i ribelli della milizia Kamuina Nsapu sono stati accusati di atrocità. Per ora solo «otto militari sono stati condannati a una pena che va da un anno di reclusione all’ergastolo», hanno dichiarato le autorità.
Il Kasai è una delle più ricche zone diamantifere del Paese. I residenti stanno protestando poiché gran parte degli incarichi amministrativi locali sono occupati da funzionari vicini al presidente, Joseph Kabila. «La popolazione si sente da troppi anni marginalizzata – affermano gli esperti –. Il conflitto è inoltre intensificato dal rifiuto di Kabila di indire nuove elezioni».
L'INFINITA MATTANZA CONGOLESE di Giulio Albanese