Questa festa è «l’occasione per rendere omaggio a Maria e chiedere la sua intercessione per le diverse intenzioni che ciascuno porta nel cuore». Così il Papa all’udienza generale di mercoledì scorso ha presentato la festa dell’Assunzione della Madre di Dio, che quest’anno non trascorrerà però a Castel Gandolfo, come da tradizione. Francesco rimarrà in Vaticano e la sua sarà una giornata di “festa ordinaria”, con l’Angelus delle 12 come unico momento pubblico.
Ma se non ci sarà oggi una vera e propria omelia, si può dare una scorsa a quelle degli anni passati per avere un quadro articolato del valore che questa solennità riveste per Bergoglio. «Maria, intronizzata in gloria accanto al suo Figlio divino» è l’aspetto che sottolineò lo scorso 15 agosto nella Messa celebrata nello stadio di Daejon, Corea del Sud, durante il suo viaggio apostolico nel Paese asiatico. «Come Maria nostra Madre – disse allora il Papa – siamo chiamati a partecipare pienamente alla vittoria del Signore sul peccato e sulla morte e a regnare con Lui nel suo Regno eterno. Questa è la nostra vocazione».
Nel 2013, nella sua prima festa dell’Assunzione vissuta sulla Cattedra di Pietro, scelse tre chiavi di lettura mariane: «lotta, risurrezione e speranza». Come la Chiesa «è da una parte gloriosa, trionfante», spiegò Francesco, e dall’altra, sulla Terra, «ancora in travaglio», così la Vergine condivide in un certo senso questa duplice condizione: «Lei, naturalmente, è ormai una volta per sempre entrata nella gloria del Cielo. Ma questo non significa che sia lontana, che sia staccata da noi; anzi, Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male». E aggiunse, rivolto ai fedeli: «Voi pregate il Rosario tutti i giorni? Mah, non so… Ecco, la preghiera con Maria, in particolare il Rosario ha anche questa dimensione “agonistica”, cioè di lotta, una preghiera che sostiene nella battaglia contro il maligno e i suoi complici».
Per quanto riguarda la risurrezione, il Papa ricordò che « Gesù è entrato una volta per sempre nella vita eterna con tutta la sua umanità, quella che aveva preso da Maria; così lei, la Madre, che Lo ha seguito fedelmente per tutta la vita, Lo ha seguito con il cuore, è entrata con Lui nella vita eterna, che chiamiamo anche Cielo, Paradiso, Casa del Padre».
Ma c’è un altro lato di Maria che Bergoglio, stavolta da cardinale, nella Messa celebrata a Buenos Aires il 15 agosto 2010, volle sottolineare: quello della maternità. E lo fece con uno dei suoi sapidi ricordi di vita familiare. «Mi raccontò mio padre – esordì in quell’occasione – che nella fabbrica dove lavorava c’erano vari operai arrivati dalla Spagna, repubblicani mangiapreti. Uno di questi si ammalò di una specie di herpes purulento ed era pieno di piaghe». Visto che la moglie dell’operaio lavorava e non poteva prendersi cura a tempo pieno del marito, Mario José Bergoglio andò a illustrare il caso alla superiore di un ordine che aveva una casa nelle vicinanze, tale Madre Marlene.
Lei si offrì di assistere l’operaio, ma fu avvertita: «Guardi Madre che non sarà ricevuta facilmente, verrà maltrattata...». «La suora andò – continuò Bergoglio – e il primo giorno sentì le cose peggiori che una donna possa sentire... ma lei con molta pazienza fece quello che doveva fare. Prestò le sue cure all’operaio, preparò i suoi figli per la scuola, e se ne andò.
Così per circa due mesi. L’uomo si addolcì e già dopo una settimana iniziò con un “Per favore, sorella” e “Scusi... ma perché lei si è fatta suora?”. Iniziavano le domande. Quest’uomo si sentì accudito con la tenerezza di una madre. Quando tornò al lavoro, un giorno, all’uscita dalla fabbrica, passò una suora, di un’altra congregazione. In quel momento un suo compagno le lanciò un’offesa pesante, al che lui gli diede un colpo e gli disse queste parole: “Ai preti e a Dio dì quello che vuoi, ma non azzardarti con la Vergine e le suore...”». E l’arcivescovo di Buenos Aires così concluse: «La Chiesa è madre: una donna che si consacra è testimone di questa maternità, come di quella di Maria. Oggi è il giorno in cui Lei riceve questo riconoscimento da parte di Gesù. Di cui si prese cura servendo».