(Foto Masi)Il sacerdote spagnolo ha svolto il tema - "Una presenza nello sguardo" - sottolineando che il modo con cui Gesù guardava quelli che incontrava era carico di una presenza affascinante e mobilitante, capace di trasformare l'esistenza. È il fascino che duemila anni dopo continua a mobilitare chi incontra i seguaci di Gesù, e che rende interessante il cristianesimo agli occhi degli uomini di oggi che cercano risposta alla loro sete di felicità. "Il nostro io può essere toccato e mosso solo se Cristo viene percepito come un avvenimento, non un ricordo del passato ma qualcosa che sta accadendo ora, come fu all'epoca dei primi discepoli. Fuori di questo 'ora' non c'è niente di interessante: dovremmo scriverlo nelle nostre case", tuona Carrón. Che ricorda l'esortazione rivolta ai ciellini da Papa Francesco durante l'udienza del 7 marzo: dopo sessant'anni il carisma di Giussani non ha perso la sua freschezza e vitalità, ma bisogna fare i conti con la tentazione dell'autoreferenzialitá. Fedeltà al carisma non vuol dire pietrificarlo, significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri. "Solo così potremo rispondere all'appello del Papa che ci ha chiesto di essere braccia, mani e piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita".
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