sabato 2 dicembre 2023
Il 4 dicembre ricorrono quattro secoli dal martirio. Le celebrazioni nella città di cui il gesuita è compatrono. Lo storico Pani: «Il suo stile di annuncio ha ispirato il film Silence di Scorsese»
Un' immagine della statua del beato Girolamo De Angelis usata durante le processioni ad Enna

Un' immagine della statua del beato Girolamo De Angelis usata durante le processioni ad Enna - *

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C’è un ponte fatto di storia e fede che collega la Sicilia e il Giappone. Era il 4 dicembre di quattrocento anni fa, infatti, quando il sacerdote gesuita, di origini siciliane, il beato Girolamo De Angelis (1568-1623) per aver testimoniato la propria fede veniva mandato al rogo nella città giapponese di Yeddo, a pochi chilometri di Tokyo.
In questi giorni a Enna (all’epoca Castrogiovanni) – la città in cui De Angelis nacque nel 1568 e di cui è compatrono – si stanno chiudendo le celebrazioni per l’anno giubilare dedicato al beato. Padre De Angelis fu soprattutto un personaggio di grande fascino e levatura intellettuale, la cui figura è stata oggetto di studio anche da parte di Fosco Maraini, antropologo e orientalista. Toccò proprio al religioso ignaziano, tra l’altro, nella sua veste di cartografo e di etnologo, scoprire e definire territorialmente l’isola di Hokkaido, estesa tre volte la sua amata Sicilia. In questo angolo di Giappone nascosto fu il primo occidentale a confrontarsi con il popolo Ainu.
A Enna (che si trova nel territorio della diocesi di Piazza Armerina) è custodito un segno concreto della memoria di questo beato: il suo teschio si trova, infatti, nella chiesa di San Marco del monastero delle carmelitane scalze. La reliquia, non distrutta dalle fiamme del suo rogo, era stato recuperato di nascosto da alcuni fedeli giapponesi e consegnato agli ultimi padri gesuiti che vivevano in clandestinità e che si accingevano a lasciare il Giappone.
Fulcro delle celebrazioni di chiusura di questo giubileo (apertosi nel novembre 2022) è la parrocchia di San Bartolomeo a Enna. Il prossimo 4 dicembre verrà celebrata alle 18.30 un’Eucaristia solenne, presieduta dall’arcivescovo emerito di Siracusa, Salvatore Pappalardo. Il 5 dicembre si terrà nel Duomo, nel giorno della memoria liturgica del beato, una Messa solenne. A presiedere la celebrazione, a cui parteciperanno anche alcuni gesuiti in rappresentanza di tutta la Compagnia di Gesù, sarà il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana.

Il 10 dicembre la chiusura della Porta Santa a Enna


All’evento sarà presente anche una piccola delegazione, proveniente dal Giappone. Il 10 dicembre sempre nella chiesa di San Bartolomeo si concluderà l’anno giubilare con la solenne celebrazione eucaristica, presieduta sempre da Gisana, alle 18.30, con la chiusura della Porta Santa.

E a questa figura di gesuita così originale – che è stata forse tra le fonti di ispirazione del romanzo del 1966 Silenzio del giapponese Shusaku Endo – lo storico e scrittore emerito de La Civiltà Cattolica Giancarlo Pani, nella suggestiva cornice della chiesa di San Bartolomeo, il 3 dicembre alle 17.30, dedicherà un ritratto biografico sul suo illustre confratello. «Nel mio intervento cercherò di contestualizzare la sua vita, il suo apostolato, la sua storia di siciliano colto – racconta lo studioso – che non solo non abiurò mai la sua fede cattolica ma battezzò di nascosto tanti giapponesi (tra loro anche dei detenuti conosciuti durante la sua prigionia) . Molti di loro grazie al suo incontro e stile di annuncio si convertirono al cattolicesimo». Padre Pani nel suo ragionamento ricorda come padre De Angelis fu beatificato «assieme al suo maestro e compagno di viaggio Carlo Spinola», il 6 luglio del 1867, dal beato Pio IX assieme ad altri 205 martiri, tra loro non solo gesuiti, ma anche francescani, domenicani, agostiniani e laici, uomini e donne originarie di Nagasaki. Tutte queste persone furono uccise e torturate perché fedeli alla Chiesa di Roma, tra il 1617 e il 1632.
«Padre De Angelis è stato – osserva lo studioso gesuita – un camminatore instancabile ha svolto buona parte della sua missione a piedi. Tra le caratteristiche più singolari di questo sacerdote vi è stata la sua attenzione ai malati: per loro si faceva infermiere, adoperandosi nei servizi più umili e faticosi». E accenna a un particolare singolarissimo del suo apostolato in Giappone: «Aveva un modo particolare con cui preparava le persone al Sacramento del Battesimo. Non si limitava a facili conversioni, faceva precedere il Sacramento da una rigorosa istruzione religiosa. In tal modo riuscì a formare dei cristiani che furono capaci, nel tempo della persecuzione, di non rinnegare il cristianesimo e di accettare il martirio». Quale fu il frutto maggiore del suo lavoro apostolico? «È difficile rispondere a questa domanda – dice Pani –. Tuttavia, dopo l’espulsione dei missionari, per più di due secoli, in Giappone, non ci sono stati sacerdoti: nessuno ha confessato e celebrato la Messa. Eppure, quando nel 1842 ritornano i missionari cattolici trovano qualcosa di inaspettato: scoprono una comunità cristiana ancora in vita in Giappone, fatta di migliaia di persone. Erano i cristiani nascosti, i kakure kirishitan, gli stessi protagonisti, in fondo, che ci racconta il film di Martin Scorsese Silence del 2016. Questi cristiani costituivano una ventina di comunità sopravvissute per più di duecento anni senza sacerdoti, senza Eucaristia. Sapevano tuttavia che ogni cristiano poteva amministrare il Battesimo, e lo hanno fatto per una trentina di generazioni. In silenzio. Il vero frutto nascosto del beato De Angelis è stato forse questo».

Un'antica stampa che ritrae il gesuita e futuro beato Girolamo De Angelis (1568-1623) mentre battezza dei giapponesi convertiti al cattolicesimo

Un'antica stampa che ritrae il gesuita e futuro beato Girolamo De Angelis (1568-1623) mentre battezza dei giapponesi convertiti al cattolicesimo - +

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