Le radici cristiane della Francia elemento importante nell’ottica della nuova evangelizzazione. La sollecitudine dei vescovi verso i fedeli, i sacerdoti e i seminaristi e a difesa della Chiesa universale. La centralità della famiglia, fondamento della società. Benedetto XVI ha puntato su questi elementi nel discorso rivolto - ieri a Castel Gandolfo - ai vescovi d’Oltralpe in visita ad limina. Ricordando come sia la prima volta dal 2008 che ritrova i presuli dopo la sua visita in Francia, il Papa ha sottolineato che le radici cristiane del Paese sono un’eredità, «basamento solido» sul quale fondare gli sforzi per continuare ad annunciare con coraggio la Parola nello spirito che anima la nuova evangelizzazione. Se «l’Anno della fede è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore», ha proseguito, la figura del Buon Pastore che conosce le sue pecore va applicata in primo luogo ai vescovi nella loro sollecitudine per tutti i fedeli e verso i sacerdoti. Soprattutto in un Paese che ha dato i natali al santo Curato d’Ars e dove l’Anno sacerdotale è «stata un’eccellente occasione per contribuire a sviluppare questo aspetto spirituale della vita del sacerdote». Un occhio di riguardo, ha aggiunto il Papa, va rivolto verso la formazione dei seminaristi che vanno seguiti con maggiore attenzione. Al vescovo, peraltro, «spetta il dovere di difendere l’unità della Chiesa universale» anche se al suo interno «si esprimono legittimamente sensibilità diverse che meritano di essere oggetto di un’eguale sollecitudine pastorale». Guardando poi ad un aspetto più laico, Benedetto XVI ha ricordato le celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Giovanna d’Arco, la cui figura di santità é data, tra gli altri aspetti, dal «legame tra esperienza mistica e missione politica»: lei, ha indicato il Pontefice, «è un modello di santità laica al servizio del bene comune». Di qui il passaggio alla riflessione sull’interdipendenza tra il perfezionamento della persona e lo sviluppo della società: la famiglia, ha ricordato Ratzinger, «è il fondamento della società». In un mondo dove la famiglia è minacciata, difenderla e difendere la vita «non è assolutamente un atto retrogrado», ha affermato, ma «piuttosto profetico, poiché significa promuovere valori che permettono il pieno sviluppo della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio». Questa, per il Papa, è la vera sfida da raccogliere perché matrimonio e famiglia sono «istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse – ha concluso – è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale».