L'Assemblea generale dei vescovi italiani in corso nell'Aula del Sinodo in Vaticano (foto Siciliani)
Nella sua pluralità di storie, sensibilità e “campanili”, la Chiesa italiana è chiamata a camminare sempre più insieme. È l’impegno del cardinale Gualtiero Bassetti come presidente della Cei. La sua scelta di vicinanza alle diocesi, ai vescovi, ai movimenti, associazioni o realtà ecclesiali che ha caratterizzato i primi due anni alla guida dell’episcopato italiano – l’anniversario ricorre in questi giorni – lo stanno a dimostrare. «La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità», aveva esortato papa Francesco a Firenze durante il quinto Convegno ecclesiale nazionale del 2015. E aveva suggerito di favorire l’«umanesimo cristiano popolare». Come? «Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme», aveva proseguito in quel suo discorso programmatico affidato alla Chiesa italiana.
Il Papa ha citato l’intervento nel capoluogo toscano aprendo ieri i lavori dell’Assemblea generale della Cei. E lo ha indicato come uno dei cardini – quello «dall’alto in basso» – in vista di un «probabile» Sinodo per l’Italia. Altra dimensione imprescindibile è «il buon funzionamento delle diocesi: i Consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei laici»: e lo ha definito un movimento «dal basso verso l’alto». Entrambi gli aspetti sono stati più volte richiamati da Bassetti. Il discorso di Bergoglio a Firenze è stato evocato dal cardinale nella sua introduzione al Consiglio permanente dello scorso aprile che ha dedicato proprio al «respiro della sinodalità», stile da cui passa una “riforma” di mentalità, attitudini, pratiche e strutture nella comunità ecclesiale per essere sempre più fedele alla sua vocazione. A fare da bussola l’Evangelii gaudium che «propone la pastorale della sinodalità, ossia delle responsabilità condivise», aveva osservato il presidente della Cei su “Avvenire”.
Sempre un mese fa l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha chiesto di «rivitalizzare» i Consigli diocesani e parrocchiali. Affermazione che si sposa con quanto Bassetti ha detto al quotidiano cattolico nei giorni successivi alla sua nomina ai vertici della Cei: «Non desideriamo laici che facciano la coda davanti ai palazzi vescovili o, come ha puntualizzato il Papa, che siano “baciapile” o più clericali del clero. C’è bisogno di cattolici responsabili che siano ponte fra la Chiesa e la società. Ma perché ciò si realizzi occorrono coscienze ben formate ». In più occasioni il porporato ha ricordato che l’Italia è una nazione «da pacificare e da rammendare». E ha proposto un «forum civico» che abbia come protagonisti soprattutto «giovani laici cattolici, trentenni e quarantenni, che sappiano cucire reti di solidarietà e di cura» e facciano la loro parte nella vita sociale, rifuggendo dall’indifferenza e dall’irrilevanza. È un’altra urgenza secondo Bassetti: un rinnovato impegno “cristiano” in politica nel segno del bene comune. Altro cantiere per la Chiesa italiana è l’Incontro di riflessione e spiritualità sul “Mediterraneo, frontiera di pace” che porterà a Bari nel febbraio 2020 oltre cento vescovi dei Paesi affacciati sul quel mare che Giorgio La Pira – ispiratore dell’evento – chiamava il grande «lago di Tiberiade». Una sorta di “Sinodo” mediterraneo. «Un incontro che, valorizzando la sinodalità, si prefigge di compiere un piccolo passo verso la promozione di una cultura del dialogo e, soprattutto, verso la pace », ha precisato il presidente della Cei.
Ma ci sarà allora il Sinodo nazionale lanciato da padre Spadaro e sostenuto da alcuni vescovi? Francesco ieri ha chiarito che «i rumori» di un’assemblea del genere «sono arrivati fino a Santa Marta». Ma ha specificato che «questo prenderà tempo» perché prima vanno coniugate le due direzioni «dall’alto verso il basso» e «dal basso verso l’alto» in modo da camminare «sul sicuro non sulle idee». È quanto aveva ribadito Bassetti lo scorso febbraio in un’intervista a “L’Osservatore Romano”: «Quella del Sinodo è un’idea buona ma va maturata nel tempo».
A confermare il fatto che il Papa non abbia fatto alcuna pressione sui vescovi italiani per spingerli a organizzare un Sinodo della Chiesa in Italia giunger l'editoriale pubblicato sulla prima pagina dell’“Osservatore Romano” a firma di Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero vaticano per la comunicazione. «Le parole meditate che il Papa ha pronunciato in apertura dei lavori della 73ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana – scrive Tornielli – sono state interpretate da qualcuno come un evidente sostegno in favore della celebrazione di un prossimo Sinodo della Chiesa italiana». Ma questa è una interpretazione non corretta. «Rileggendo con attenzione l’intervento del Pontefice – precisa Tornielli – si comprende però che Francesco non ha voluto fare pressioni sull’episcopato italiano per indirizzarlo a organizzare - magari in tempi rapidi - un nuovo Sinodo, quanto piuttosto abbia inteso indicare ancora una volta un metodo». Infatti «il cammino della sinodalità che coinvolge tutto il popolo di Dio, e quello della collegialità episcopale in comunione con il Vescovo di Roma, sono stati citati dal Papa per evitare scorciatoie che inevitabilmente rischiano di poggiarsi sulle idee di alcuni invece che sulla realtà e sul coinvolgimento dal basso». E questa è «una via certamente meno immediata, più di lungo respiro, ma che prevede un lavoro di base e passa per il coinvolgimento di tutti nella Chiesa italiana, non soltanto degli addetti ai lavori o delle élite». E il tema della sinodalità è stato richiamato con forza dal cardinale Bassetti nella sua introduzione di martedì all'Assemblea generale della Cei senza, però, fare riferimento esplicito all'ipotesi di un Sinodo nazionale.