lunedì 20 maggio 2019
Il Pontefice ha aperto l’incontro della Conferenza episcopale con un richiamo su sinodalità («Dall'alto e dal basso»), riforma dei processi matrimoniali e rapporto dei vescovi con i sacerdoti
Il Papa all'Assemblea Cei: Sinodo della Chiesa italiana richiederà tempo e lavoro
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Il Papa torna a indicare la via della sinodalità alla Chiesa in Italia, ma dice chiaramente che prima di arrivare a un «probabile Sinodo» nazionale bisogna percorrerla sia dal basso (cioè nelle diocesi) che dall’alto (il riferimento è al suo discorso al Convegno di Firenze del 2015). E ci vorrà tempo. Chiede inoltre che nelle diocesi della Penisola si dia piena attuazione alla riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale. E raccomanda ai vescovi di stare vicini ai sacerdoti («che si sentono continuamente sotto attacco mediatico»), dato che questo rapporto è «la spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana». Francesco ha aperto con queste sottolineature la 73ª Assemblea generale della Cei, in corso da oggi pomeriggio in Vaticano. Un discorso di una ventina di minuti, cui è seguito – secondo la consuetudine voluta dallo stesso Pontefice – un confronto a porte chiuse in clima fraterno, protrattosi per diverso tempo. Francesco (arrivato con largo anticipo e accolto dalle parole del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, che lo ha ringraziato per la sua presenza), dopo aver salutato ad uno ad uno i presuli, ha poi lasciato l’Aula intorno alle 18,15.

Sinodalità e collegialità. Quello della sinodalità, ha detto, è il «cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Quindi, citando un documento del 2017 della Commissione teologica internazionale, ha ricordato che «il concetto di sinodalità richiama il coinvolgimento e la partecipazione di tutto il Popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa», mentre quello di collegialità «è la forma specifica in cui la sinodalità ecclesiale si manifesta e si realizza attraverso il ministero dei vescovi». «Mi rallegro – ha proseguito – che questa assemblea ha voluto approfondire questo argomento che in realtà descrive la cartella clinica dello stato di salute della Chiesa italiana e del vostro operato pastorale ed ecclesiastico». Aggiungendo quindi subito dopo che «potrebbe essere di aiuto affrontare in questo contesto di eventuale carente collegialità e partecipazione nella conduzione della conferenza Cei sia nella determinazione dei piani pastorali, che negli impegni programmatici economico-finanziari».

È proprio in questo ambito che Francesco ha fatto riferimento a un «probabile Sinodo per la Chiesa italiana». «Ho sentito un “rumore” ultimamente su questo, è arrivato fino a Santa Marta», ha scherzato. Per poi spiegare che «vi sono due direzioni: sinodalità dal basso in alto, ossia il dover curare l’esistenza e il buon funzionamento della Diocesi: i consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei laici», in sostanza «incominciare dalle diocesi: non si può fare un grande sinodo senza andare alla base». E poi la sinodalità dall’alto in basso, «in conformità al discorso che ho rivolto alla Chiesa italiana nel V Convegno Nazionale a Firenze, il 10 novembre 2015, che rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino. Se qualcuno pensa di fare un Sinodo sulla Chiesa italiana, si deve incominciare dal basso verso l’alto, e dall’alto verso il basso con il documento di Firenze - ha sottolineato nuovamente –. E questo chiederà tempo, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee».

La riforma dei processi matrimoniali. Ancora più determinato è stato poi il Pontefice nel chiedere un’accelerazione nell’applicazione di questa riforma, basata su due motu proprio del 2015 (Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus). «Sono ben consapevole – ha notato – che voi, nella 71ª Assemblea Generale della Cei, e attraverso varie comunicazioni, avete previsto un aggiornamento circa la riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale. Tuttavia, mi rammarica constatare che la riforma, dopo più di quattro anni, rimane ben lontana dall’essere applicata nella grande parte delle Diocesi italiane». Di qui il suo auspicio che «l’applicazione dei due suddetti motu proprio trovi la sua piena ed immediata attuazione in tutte le diocesi dove ancora non si è provveduto».

Il rapporto preti-vescovi. Infine il Papa ha usato parole accorate per incoraggiare i vescovi a una sempre maggiore vicinanza ai sacerdoti, «i nostri più prossimi collaboratori e fratelli». «Noi vescovi abbiamo il dovere di presenza e di vicinanza» rispetto a loro. «Non dobbiamo cadere nella tentazione di avvicinare solo i sacerdoti simpatici o adulatori e di evitare coloro che secondo il vescovo sono antipatici e schietti; di consegnare tutte le responsabilità ai sacerdoti disponibili o “arrampicatori” e di scoraggiare i sacerdoti introversi o miti o timidi, oppure problematici». Bisogna dunque «essere padre di tutti». Specie in una situazione come quella odierna di attacchi mediatici, di ridicolizzazioni e di «condanne «a causa di errori o reati di alcuni loro colleghi».

Compito del vescovo, ha quindi concluso, è quello di un padre o di un fratello che «incoraggia i preti nei periodi difficili; li stimola alla crescita spirituale e umana; li rincuora nei momenti di fallimento; li corregge con amore quando sbagliano; li consola quando si sentono soli; li risolleva quando cadono».

L'Assemblea generale

Martedì 21, alle 9, è prevista l’introduzione del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. Sono all’ordine del giorno anche l’approvazione delle Linee guida per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa, un aggiornamento circa l’incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo (Bari, 19-23 febbraio 2020) e una prima proposta di Orientamenti pastorali per il quinquennio 2020-2025.

Il tema principale dei lavori ruota attorno a “Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria”: i lavori di approfondimento nei gruppi vedranno anche la partecipazione di una quindicina di missionari.

Giovedì 23, alle 13, nell’atrio dell’aula Paolo VI, è prevista la conferenza stampa conclusiva, con l’intervento del cardinale Bassetti.



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