«Lasciamo che l’esempio di santi, beati e persone di buona volontà, come san Damiano di Molokai e santa Marianna Cope, i beati Jan Beyzym e Madre Teresa di Calcutta, il servo di Dio Marcello Candia e Raoul Follereau – di cui ricorre quest’anno anche il 110° anniversario della nascita – ci ispirino e ci sostengano nel portare aiuto e conforto a questi nostri fratelli e sorelle malati», esorta il presule, ricordando che tutte le persone vittime della lebbra «sono chiamate a cooperare per l’affermazione di una società più inclusiva e giusta che permetta il reinserimento di chi è stato guarito, per divulgare e promuovere le possibilità di diagnosi e di cura, per ribadire la necessità di sottoporsi a terapie per esserne curati contribuendo a debellare l’infezione, per diffondere nelle realtà d’appartenenza i criteri igienico-sanitari indispensabili a impedirne l’ulteriore propagazione». Non solo: i credenti colpiti dalla lebbra possono offrire «la propria tribolazione per il bene della Chiesa e dell’umanità».
Per sensibilizzare al sostegno degli hanseniani – i malati del morbo di Hansen, nome scientifico della lebbra – l’Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) organizza in 900 piazze e presso molte parrocchie la distribuzione del «Miele della solidarietà»: un’iniziativa che coinvolge la Croazia, produttrice del miele, l’India (dove vengono confezionati i sacchetti di iuta) e i volontari italiani che preparano i vasetti da esporre negli stand. Il ricavato della distribuzione concorrerà a finanziare la cura dei malati di leb- bra nelle città e nelle campagne dell’India. E proprio nel sub-continente asiatico operano le due «testimoni di solidarietà», suor Aley (Leela) Cheenuthuvattukulam, delle Figlie della Chiesa e la dottoressa Rosamma Antony Thottukadavil, laica missionaria, impegnate in decine di incontri in scuole, parrocchie, monasteri, enti locali.
Nel distretto indiano di Mandya (Stato del Karnataka) suor Leela ha avviato l’introduzione del metodo di cura della lebbra consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità, cioè la polichemioterapia. Ora, riferisce, è «responsabile per l’Aifo del progetto sanitario e di riabilitazione fisica e sociale delle persone con disabilità colpite dalla lebbra, che si propone anche di sviluppare azioni di educazione sanitaria, nelle scuole e nei villaggi dell’area progettuale, riguardanti i sintomi precoci della lebbra e la prevenzione dell’infezione da virus Hiv». Il progetto è realizzato in collaborazione con il Centro di salute «Maria Olivia Bonaldo», gestito dalle suore della sua congregazione, che dal 1992 offre servizi socio-sanitari alle persone colpite dalla lebbra o dall’Hiv.