«Siamo al Sinodo, non siamo in battaglia». Ha risposto così il cardinale
Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga e presidente della conferenza episcopale tedesca, intervenendo durante il consueto briefing con i giornalisti in Sala Stampa vaticana. «Non cambiamo la verità – afferma il porporato tedesco – ma cerchiamo di coniugarla con il vissuto delle persone. Nella tradizione della Chiesa dottrina e prassi vanno sempre insieme: il Sinodo non è un Concilio, non elaboriamo documenti magisteriali, ma consigliamo il Papa nelle sue decisioni». «Il Sinodo quindi – ha ribadito – non è certo alla sua conclusione. Sta aprendo il cammino alle decisioni del Santo Padre. Noi stiamo adesso per giungere al termine delle nostra assemblea e consegneremo la nostra
Relatio finalis, le nostre
propositiones al Papa perchè faccia le sue considerazioni». Insieme al cardinale Marx anche il cardinale
Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo, in Uruguay, e l’arcivescovo
Eamon Martin, presidente della conferenza episcopale irlandese hanno risposto alle domande dei giornalisti in merito alle discussioni sinodali. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca ha voluto ribadire che la dottrina della Chiesa si basa sulla famiglia fondata da un uomo e una donna che dicono “sì”, che vogliono stare insieme per sempre, che hanno dei figli. «È vitale che la Chiesa riaffermi l’importanza di questa dottrina», ha detto il cardinale Marx. «Ma la Chiesa – ha aggiunto – deve essere anche attenta ai sogni che si spezzano, di fronte alle tante crisi, alle difficoltà, ai fallimenti. Cosa succede – si è chiesto il cardinale – quando c’è un insuccesso? Cosa fa la Chiesa? Dobbiamo esprimere vicinanza anche quando c’è stato un fallimento. Dire “Siamo con te”. Ecco, questo è ed stato un po’ il centro della discussione». Va dunque sottolineato il «rimanere insieme» con la Chiesa, l’appartenenza ad essa, nonostante gli errori commessi. Per il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il Sinodo ha inteso mettere l’accento sulla famiglia perché essa è il centro della Chiesa e della società, «anche ai fini dell’evangelizzazione, per l’umanizzazione dell’umanità» ha spiegato. Pertanto c’è da ringraziare per aver affrontato questo tema «per cercare di migliorare la nostra funzione e aprire a tutto il mondo il dialogo sul matrimonio e sulle famiglie. Questo è importante – ha detto – perché c’è molto da fare per sostenere e rafforzare la famiglia, per accompagnare le famiglie e noi vogliamo dare questo messaggio al mondo». In tale direzione, anche il cardinale Sturla Berhouet ha espresso l’immagine di una Chiesa «compagna di strada». E che «non può essere un club di persone perfette, ma una casa con le porte aperte». «Ora è importante che tutta la Chiesa si metta in preghiera per il Sinodo e per il Santo Padre» ha ripreso l’arcivescovo irlandese Eamon Martin. Nel Circolo Minore da lui moderato, ha detto Martin, c’è stato «accordo in generale» sulla necessità di «accompagnamento pastorale» per i divorziati risposati. Il cardinale Marx ha ripreso come alcuni Circoli minori hanno espresso di rimettere al Papa la questione ed altri nell’approfondire forme di partecipazione alla vita della comunità cristiana si sono interrogati sulla necessità di mantenere certi limiti attuali, come essere lettori o partecipare ai consigli pastorali. E come in uno dei circoli italiani siano d'accordo sull'esigenza di affrontare questi casi avendo particolare cura nel distinguere la varietà di situazioni, promuovendo comunque itinerari di fede, di riconciliazione e di integrazione nella comunità ecclesiale e si è affermata l'importanza che questi itinerari comprendano un accurato e prudente discernimento. Nel Circolo di lingua tedesca, ha detto il cardinale Marx, si è proposto che la situazione dei divorziati risposati può essere affrontata valorizzando quello che la Chiesa definisce il “foro interno”. La valutazione cioè, caso per caso, della possibilità dell’accesso ai sacramenti, tramite il discernimento, precisando che «il foro interno non è una Commissione», ma piuttosto la traduzione di una delle indicazioni fornite da san Tommaso D’Aquino, quando esorta a «tener conto delle differenti situazioni, operando un discernimento che si ispiri ad alcuni criteri di fondo». Il cardinale Marx ha quindi voluto concludere con una citazione shakespeariana: «La natura della misericordia non è la forza, è come la pioggia gentile che viene dal cielo e fa crescere; e benedice chi la offre e chi la riceve».