Il cardinale Gualtiero Bassetti al seminario dedicato all'informazione (Siciliani)
Il vostro è un ruolo fondamentale per la società. In quanto giornalisti, siete chiamati a rispettare a raccontare la verità, ad aiutare con il vostro lavoro le persone alle quali sono destinati i messaggi, a far crescere la loro dignità. In questo senso avete una missione evangelica». Parola del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei.
L’importante riconoscimento al ruolo degli operatori della comunicazione è arrivato nell’ambito del corso che la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) ha ospitato ieri pomeriggio nella sua sede a Roma alla vigilia del quinto anniversario dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio a Pontefice. Un seminario che è stato anche l’occasione per una riflessione sul giornalismo e sul rapporto fra il Papa e i giornalisti. E che ha visto la partecipazione del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Carlo Verna, e del direttore di Rai Vaticano, Massimo Milone.
Sollecitato dalle domande di Raffaele Luise, presidente dell’Ucsi-Lazio che ha promosso l’evento, Bassetti ha esortato il mondo mediatico alla serietà, alla sobrietà e all’analisi. «Serietà – ha spiegato – che vuol dire professionalità e amore per la verità». «Sobrietà, – ha aggiunto – una parola tanto bistrattata nella società attuale fatta troppo spesso di urla ed eccessi». E poi analisi, perché «una delle caratteristiche più importanti del lavoro dei giornalisti è quello di intelligere, leggere dentro». Ben vengano allora «inchieste e approfondimenti, purché si attengano sempre al rispetto della dignità umana, anche di chi sbaglia». Così, quando questi tre principi vengono coniugati insieme, ha osservato il presidente della Cei, viene «fatto un buon lavoro anche nel raccontare papa Francesco». Se invece «si preferiscono il pettegolezzo e i titoli strillati si fa un pessimo servizio, perché si semina zizzania». Di qui l’invito: «Seminate grano buono. Abbiate lo scrupolo dell’onestà».
Nelle sue risposte Bassetti ha anche definito il pontificato di Francesco come «una boccata d’ossigeno per il mondo di oggi». «Ci vorrà ancora qualche anno per vedere pienamente i frutti di questa primavera portata nella Chiesa da papa Francesco – ha poi aggiunto – come accadde anche a Giovanni XXIII». D’altronde «i Papi a cui Francesco assomiglia di più sono proprio Giovanni XXIII e Paolo VI». A questo proposito il porporato ha ricordato il discorso di Roncalli per l’inizio del Concilio, «in cui Giovanni XXIII diceva che alla rigidità della dottrina si doveva preferire la medicina della misericordia», per sostenere che «lì già si trovano gli elementi costitutivi del pontificato di Francesco». Il porporato ha poi sottolineato come Bergoglio sia quasi «terrorizzato» dal «carrierismo» nella Chiesa, dai «problemi di soldi», che sono «gli idoli del nostro tempo» che «portano alla corruzione». Bassetti ha osservato come il Pontefice, con le sue visite in Italia in ricordo di “profeti” come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, come don Tonino Bello, come don Zeno Saltini e Chiara Lubich, sia «rivitalizzando una serie di figure che, ben lungi dal dover rimanere come dei “santini” ininfluenti, hanno costruito un vero umanesimo cristiano». E rievocando la figura di Giorgio La Pira, ha ribadito l’idea di un incontro internazionale organizzato nella Penisola dalla Chiesa italiana sulla pace nel Mediterraneo.
Il colloquio tra Luise e Bassetti è stato preceduto dai saluti della presidente dell’Ordine del Lazio, Paola Spadari, che ha ricordato le parole di Francesco del settembre 2016 durante incontro con i vertici dell’Ordine: «Giornalisti amate la verità, lavorate con onestà e rispettate la dignità umana». E da quelli del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, che ha ripreso e accostato i temi cari al Papa, come la lotta alle diseguaglianze, la povertà, il valore dell’accoglienza, il dramma del lavoro. Ricca di spunti la successiva tavola rotonda moderata da Luise. Con Raniero La Valle che ha tenuto una piccola e densa lectio sulla «discontinuità messianica» che a suo dire caratterizza il magistero di Francesco. E con Marco Politi che ha fatto proprio il giudizio di padre Antonio Spadaro quando definisce «pontificato drammatico» quello di Papa Bergoglio. Ha concluso padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione.