domenica 26 febbraio 2017
Delegazione Cei in visita in Russia su invito del Patriarcato ortodosso
Il patriarca Kirill e il cardinale Bagnasco

Il patriarca Kirill e il cardinale Bagnasco

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Per farsi un’idea di quanto sia grande la Federazione Russa è sufficiente uno sguardo alle carte geografiche. Per rendersi conto, almeno superficialmente, di quanto sia complessa la sua storia, fatta – come quella di tante altre nazioni – di conquiste, guerre e sconfitte, periodi gloriosi e altri faticosi e drammatici, basta sfogliare con un po’ di attenzione un libro di storia. Per avere un’impressione un po’ più precisa della ricchezza del cristianesimo russo, invece, è necessario toccare con mano almeno qualcosa della sua tradizione. E questo non si può farlo che sul posto, in presa diretta. È ciò che ha cercato di fare, anche se in tempi brevissimi, la delegazione della Chiesa cattolica italiana, rispondendo all’invito arrivato direttamente dal patriarcato di Mosca e vivendo due giornate intense nella splendida città degli zar. La delegazione era guidata dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, affiancato dal vescovo Ambrogio Spreafico, in qualità di presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, il vescovo Antonino Raspanti, presidente della Commissione Cei per cultura e le comunicazioni sociali, da Lorenzo Ornaghi, già rettore dell’Università Cattolica e ministro dei beni e delle attività culturali, da don Antonio Ammirati, dell’ufficio Cei per le comunicazioni sociali e regista delle Messe domenicali trasmesse dalla Rai, dal sottoscritto, direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, e da don Paolo Costa, segretario del cardinale Bagnasco.

La sessione di lavoro ha visto impegnata la delegazione in un confronto molto franco con membri autorevoli del patriarcato di Mosca. Stimolati da alcune interessanti relazioni, sia di parte russa che italiana, i partecipanti al simposio hanno riflettuto sul tema “Arte spirituale e secolare come strumento per rafforzare il consenso e l’interazione tra i popoli”, intervenendo con discussioni e scambi di idee, esperienze e proposte. Ogni intervento ha raggiunto l’obiettivo di socchiudere la porta sulle reciproche ricchezze culturali, spirituali, artistiche: patrimoni davvero immensi, testimoni di storie secolari che hanno ancora molto da dire e da dare alle generazioni di oggi e di domani. Chiaramente si è trattato solo di un assaggio, e non poteva essere che così. Altrettanto chiaramente però ci si è resi conto da entrambe le parti che sarebbe sciocco lasciar cadere il confronto iniziato: un po’ come se ci si accontentasse di portare a casa qualche bella foto. Si dovranno vedere tempi e modalità, ma l’intenzione di continuare, di far sì che lo scambio tra le delegazioni porti a frutti concreti per le rispettive comunità di fede, è emerso con chiarezza.

Ed è stato suggellato dall’incontro avuto a fine pomeriggio con il patriarca Kirill. La solennità della sala e del momento era quasi in contrasto con l’affabilità e l’informalità del colloquio: il patriarca e il presidente della Cei, a nome delle rispettive parti, hanno scambiato opinioni e impressioni, condividendo le fatiche dell’essere cristiani credibili, ma lasciandosi andare anche a qualche battuta. «Antiecumenismo equivale a ignoranza», ha affermato con forza il patriarca: parole che spalancano porte di speranza e incoraggiano anche i più timorosi, e soprattutto parole che non possono cadere nel vuoto. Una breve visita al Cremlino e alla maestosa cattedrale di Cristo Salvatore, ricostruita dopo la caduta del socialismo di stato, hanno permesso alla delegazione italiana di dare almeno uno sguardo all’immenso patrimonio culturale del mondo ortodosso russo, così fortemente impregnato di cristianesimo. Cosa che non si può fare, appunto, se non sul posto. E così è stata confermata l’impressione di un mondo ricchissimo pronto a mettersi in dialogo, disposto ad offrire il proprio tesoro culturale e spirituale, nella certezza che lo scambio porta sempre a risultati buoni.

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