Fedeli in piazza San Pietro all'Angelus che invocano la pace - ANSA
Nuovo appello di Papa Francesco, ieri all’Angelus, per un cessate il fuoco in Israele e Palestina che è risuonato come una vera e propria supplica: «Tantissime persone hanno perso la vita. Vi prego di fermarvi in nome di Dio: cessate il fuoco!». Il Papa ha chiesto di percorrere «tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto».
Davanti a circa 23 mila fedeli presenti in piazza San Pietro, molti gli striscioni e i cartelli che chiedevano di «fermare il massacro», il pensiero del Papa è andato soprattutto alla situazione a Gaza e agli ostaggi ancora detenuti da Hamas. «Si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza dove la situazione umanitaria è gravissima. Si liberino subito gli ostaggi – ha implorato –. Tra di loro ci sono anche tanti bambini: che tornino alle loro famiglie. Pensiamo ai bambini, a tutti i bambini coinvolti in questa guerra come anche in Ucraina e in altri conflitti: così si sta uccidendo il loro futuro». Papa Francesco ha quindi concluso: «Preghiamo perché si abbia la forza di dire basta».
Le scritture ieri portavano alla luce la ipocrisia dei farisei. «Tutti noi sperimentiamo, per la nostra fragilità, una certa distanza tra il dire e il fare; ma un'altra cosa, invece, è avere il cuore doppio, vivere con “un piede in due scarpe” senza farcene un problema. Specialmente quando siamo chiamati, nella vita, nella società o nella Chiesa, a rivestire un ruolo di responsabilità, ricordiamoci questo: no alla doppiezza! Per un prete, un operatore pastorale, un politico, un insegnante o un genitore – ha sottolineato il Papa -, vale sempre questa regola: ciò che dici, che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo». No quindi alla doppiezza, a «compiere opere solo per “salvare la faccia”, come gli scribi e i farisei, a ''truccare la vita'', a dire una cosa e farne un'altra. Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili, come ci ricordava San Paolo VI. Per un prete, un operatore pastorale, un politico, un insegnante o un genitore, vale sempre questa regola: ciò che dici, che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo».
Un pensiero è andato alle popolazioni del Nepal «che soffrono a causa di un terremoto», come pure ai profughi afghani «che hanno trovato rifugio in Pakistan ma ora non sanno più dove andare». Una preghiera anche «per le vittime delle tempeste e delle alluvioni in Italia e in altri Paesi».
Sulla pace il Papa, che stamattina all'udienza con i rabbini europei ha detto di non sentirsi bene e ha rinunciato a leggere il discorso, ieri non aveva mancato di svolgere il suo ruolo anche sul piano diplomatico: nel pomeriggio ha sentito il presidente iraniano Raisi. Una telefonata, riferiscono dal Vaticano, avvenuta su richiesta del presidente dell'Iran. Al centro del colloquio, naturalmente il conflitto in Medio Oriente. Non è il primo contatto tra la Santa Sede e l'Iran, dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Nei giorni scorsi monsignor Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, aveva avuto un colloquio con Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell'Iran. In quella conversazione la Santa Sede aveva espresso la sua preoccupazione per quanto sta accadendo in Israele e in Palestina, ribadendo l'assoluta necessità di evitare di allargare il conflitto. Secondo fonti iraniane Ebrahim Raisi avrebbe sottolineato che «le brutali atrocità del regime sionista a Gaza rappresentano il più grande genocidio dell'intero secolo e un crimine contro l'umanità». L'agenzia iraniana Irna attribuisce anche una dichiarazione al Papa: «Come leader dei cattolici mondiali, faccio del mio meglio per fermare gli attacchi e prevenire ulteriori uccisioni di donne e bambini a Gaza».
E proprio i bambini saranno al centro dell'evento in programma oggi in Vaticano, salute del Papa permettendo. In settemila, provenienti da 84 Paesi, dovrebbero incontrarlo in un evento organizzato da Padre Enzo Fortunato, Marco Impagliazzo e Angelo Chiorazzo.