Il cardinale Zuppi, presidente della Cei - Ansa
La politica deve andare «oltre l'immediato», non rimanendo ancorata alla «logica dell'emergenza». Lo ha sottolineato il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, intervenendo al Congresso nazionale della Cgil, parlando del nodo migranti.
Per Zuppi, «l'utilizzo della paura è un oggettivo problema da affrontare». Il suo invito è di andare oltre la logica dell'emergenza: «Se restiamo nell'emergenza è terribile, non diamo risposte sicure, all'altezza». Si tratta di lavorare per costruire «sistemi di legalità, si sia all'altezza dell'umanesimo».
Che fare? «La prima cosa - ha ribadito - è salvare le vite. Va ricordato . E non creare labirinti che complicano tanto. Poi creare sistemi di prima accoglienza. In quanti stanno nel limbo, attendendo documenti? Questo tante volte vuole dire lavoro nero. Bisogna invece scegliere con chiarezza guardando al futuro seriamente, creando meccanismi sicuri perché c'è un legame tra precariato e caporalato».
Zuppi ha sferzato la politica invitandola «a costruire percorsi. La solidarietà è un sistema che sconfigge le cause della disuguaglianza. La politica deve trovare risposte. Anche la Chiesa deve spingere perché ci sia una politica capace di mettere al centro le persone. Dobbiamo essere tutti un po' meno corporativi». Inoltre bisogna combattere contro le disuguaglianze per «aiutare tutti a guardare insieme al futuro».
Il presidente della Cei ha ricordato che non si tratta di fare «aggiustamenti. Il futuro richiede una grande alleanza. Se c'è una sperequazione enorme, questo crea disaffezione, tensione. Il sindacato ha tanta storia. Insieme costruiamo un futuro dove la solidarietà diventi pratica comune».
E a proposito della guerra in Ucraina, il cardinale ha ribadito come sia importante «evitare che parlare di pace significhi fare vincere qualcuno: questo è sbagliato e anche un po' colpevole. Dobbiamo darci gli strumenti per la pace». «Ci vuole la convinzione - ha aggiunto Zuppi - che la pace viene solo con il dialogo, che fa vincere l'unica pace. Dobbiamo fare di tutto, non dobbiamo darci pace per la pace».
«Non possiamo abituarci alle guerre e alla guerra che per noi è il terribile conflitto in Ucraina - ha concluso -. C'è la legittima difesa, ma deve esserci anche l'impegno fortissimo per far vincere l'unica cosa che permette di salvare la vita. L'Onu lo ha detto con chiarezza, con una importante risoluzione. Partiamo da quella e dal grande appello di papa Francesco di ottobre, a Putin perché accettasse il cessate per il fuoco e a Zelensky perché in nome della pace accettasse le proposte giuste. Bisogna far vincere la pace e la giustizia».