Anche ieri, nel mettere a punto la bozza del Patto di governo, Letta ha voluto sentire Renzi. Un aggiornamento sulle condizioni di Bersani, poi un affondo del premier dopo lo schiaffo del caso-Fassina: «Matteo ora serve chiarezza. Vuoi il voto a maggio? Vuoi prenderti la responsabilità di resuscitare Berlusconi? Guarda che non è così facile, in Parlamento ne troverai tanti pronti a mettere i bastoni tra le ruote e a far fallire i tuoi tentativi sulla legge elettorale. Per incassare un risultato prima delle Europee ti serve un accordo politico serio e questo accordo lo puoi siglare solo con me e Alfano. Altrimenti resterai schiacciato su Grillo e Berlusconi. E tu sai meglio di me come andò a finire a D’Alema e Veltroni quando si misero a trattare con Silvio...». Sono parole alle quali Renzi non è sordo. Di calcolo sa fare anche lui. E negli ultimi giorni sia i suoi sia altri esponenti del Pd meno 'vicini' lo hanno avvisato: la legge elettorale può essere anche definita alla Camera e al Senato in tempi rapidi, a marzo-aprile. Ma poi bisogna riscrivere i collegi. E che si parli di spagnolo (il modello preferito da Berlusconi), di Mattarellum rivisitato (la preferenza di Renzi già accolta da Scelta civica, Sel, Lega e parte di Fi) o di 'sindaco d’Italia' (la scelta di Alfano) la sostanza non cambia: ci vogliono settimane, mesi, qualcuno ne ipotizza addirittura tre. E, fattore non irrilevante, a mettere mano alla mappa è il Viminale, ora guidato da Angelino Alfano. Il premier dunque passa al contrattacco. Nelle parole e nei fatti. Dopo giorni passati a leggere e ascoltare i punti dell’agenda del rottamatore su tv e giornali, ora è lui a riprendere il pallino. La bozza- Letta per il Patto di governo è pressoché pronta. Nelle prossime ore sarà inviata alle segreterie dei partiti di maggioranza per un lavoro di correzione che si concluderà nella settimana che inizia il 20 gennaio, prima che il premier si presenti a Bruxelles, il 29, per un confronto a 360 gradi con la Commissione europea. Il presidente del Consiglio, ieri, ha lavorato per allineare le proposte della maggioranza alle raccomandazioni Ue sull’Italia, specie per quanto riguarda riduzione del debito, tagli di spesa, semplificazioni e pubblica amministrazione. Non c’è ancora un calendario di bilaterali o 'vertici di gruppo', un rito che si cercherà di evitare. Si prova invece a procedere con un «metodo originale», dicono da Palazzo Chigi, molto informale, tramite sherpa e posta elettronica. «Alla fine sarà un testo snello, con date precise e un sistema di monitoraggio», dicono dallo staff del premier. Con il suo testo, che fa sintesi delle proposte arrivate dai partiti e dai ministeri e che prova a smussare i 'temi divisivi' (unioni civili e immigrazione), Letta si rimette al centro del negoziato. Tra i punti che saranno vincolanti ci saranno anche le riforme istituzionali: sarà l’esecutivo a dare impulso al dibattito presentando un suo ddl su Senato delle Autonomie, riduzione del numero dei parlamentari e titolo V. Il 'Patto' però non fornirà un modello definito di legge elettorale, lasciando spazio al Parlamento. È nei contatti informali con Renzi che Letta insisterà perché, alla Camera, si parta dalla maggioranza, dal doppio turno che è, ricordano i lettiani, la proposta di base del Pd («A meno di strani riposizionamenti... », aggiungono).