lunedì 14 aprile 2014
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La salute? Buona, grazie. Nonostante la crisi, il volontariato in Italia sta bene. La sua situazione economica è stabile, il numero dei volontari pure, il monte-ore da loro investito non subisce contrazioni. La fotografia confortante emerge da una ricerca presentata al Festival di Lucca. Agli inizi di quest’anno, il Centro nazionale per il volontariato (Cnv) e la Fondazione volontariato e partecipazione (Fvp) hanno intervistato 1.900 presidenti di organizzazioni di volontariato (Odv). «Dati positivi – commenta Edoardo Patriarca, presidente del Cnv. – Il volontariato da una parte rafforza la sua autonomia dal settore pubblico, in un’ottica sussidiaria più matura; dall’altro ha saputo reagire in modo deciso alla crisi cercando nuove risorse, economiche e umane, per continuare la sua imprescindibile opera di solidarietà». Bilancio positivo anche per Alessandro Bianchini, presidente della Fvp: «Il volontariato italiano è un fenomeno maturo e consolidato, una colonna portante del nostro sistema democratico».In effetti, il 56,6% dei presidenti intervistati ritiene la situazione economica e patrimoniale della propria Odv stabile o equilibrata, e solo il 14,1% difficile; e nel 2013 il 69,3% delle odv conferma o migliora le entrate del 2012. Non basta. L’85% conferma o allarga la base associativa e appena il 14,5% segnala una diminuzione dei soci. Anche i volontari sono stabili o in crescita nel 60% dei casi, proprio come il monte-ore spese. E i giovani? Nel 2013 gli under 35 sono il 25,3%, esattamente come nel 2011. Soltanto una Odv su dieci ha dovuto constatare una diminuzione di tempo speso da soci e volontari.E i problemi? Il 13,8% delle Odv afferma di avere difficoltà a riscuotere crediti presso la pubblica amministrazione, e proprio gli enti pubblici – comuni, comunità montane e aziende sanitarie locali – sono i principali soggetti con cui le Odv realizzano progetti. Altro settore in cui, stando alla ricerca, occorre crescere è la capacità di fare rete. Soltanto il 23,3% collabora con altre Odv o con associazioni di mutuo-aiuto. Davvero poco.Nel complesso il volontariato tiene, a 30 anni dalla costituzione del Cnv. Perché a Lucca? Proprio nella città toscana si tennero i primi convegni nazionali nel 1980 e 1982 su iniziativa di vari soggetti – Caritas, Fondazione Agnelli, Censis... – che saranno tra i fondatori del Cnv, ma soprattutto sulla spinta e per la determinazione della "mamma" del volontariato italiano, Maria Eletta Martini, e di altre personalità del calibro di Giuseppe Bicocchi, Achille Ardigò, monsignor Giovanni Nervo e Luciano Tavazza. Fu così che il volontariato, negli anni Settanta "oggetto misterioso", venne "scoperto" e salì alla ribalta del dibattito nazionale. Non solo in Italia. Proprio a Lucca nel 1989 veniva costituito il Centro europeo del volontariato, luogo di incontro dei Centri nazionali.Una tappa fondamentale per la crescita del movimento in Italia è la legge 266 del 1991, la "legge-quadro sul volontariato", che nel suo primo articolo «riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne propone lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuate» da stato regioni, province autonome ed enti locali.
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