giovedì 17 aprile 2014
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«Apprezziamo l’impegno del governo ad occuparsi del tema dei figli a carico nella delega fiscale a giugno. Ma vor­remmo che si cominciasse da subito a qualificare gli interventi sul cuneo fiscale 'a misura di famiglia'». Fran­cesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, presenta una proposta di correzione del piano governativo da 10 miliardi di euro di sgravi in busta paga.  In attesa del decreto che sarà varato venerdì dal Consiglio dei ministri, in­fatti, la manovra ipotizzata dal gover­no Renzi di agire sulle detrazioni da lavoro dipendente, con l’ormai famo­so aumento di 80 euro (in media, an­che se secondo l’Istat la cifra sarebbe inferiore) al mese, presenta alcuni profili problematici. Il primo, e più im­portante, è quello di non tener conto della situazione familiare del benefi­ciario e quindi di non distinguere se il nucleo è mono o bireddito, se ci sono a meno figli a carico. Il secondo è quel­lo degli 'incapienti', coloro che, a­vendo guadagni modesti o molti ca­richi di famiglia, non pagano imposte e quindi non possono godere delle de­trazioni e dei loro aumenti.  «Come Forum offriamo quindi una proposta che tenta di diminuire l’'in­giustizia familiare' di questa misura, mantenendo parità di costi comples­sivi », spiega Belletti. La proposta è semplice: abbassare l’aumento base in busta paga a 60 euro al mese, e ag­giungere 20 euro in più per ogni fa­miliare a carico. Così, un lavoratore 'single' percepirebbe comunque un aumento annuo potenziale di 720 eu­ro (60 euro per 12), mentre un lavora­tore con tre persone/figli a carico a­vrebbe in più in busta paga, all’anno, 1.440 euro (60+20+20+20 per 12 me­si). «Alla fine, secondo le nostre stime sulla presenza e numero di familiari a carico, con questi valori il costo com­plessivo sarebbe uguale a quello degli '80 euro per tutti' – dice ancora il pre­sidente del Forum –. Però balza agli occhi che finalmente ci sarebbe una misura che riconosce il diverso peso dei carichi familiari. Non è ancora la piena equità del Fattore Famiglia, ma almeno è un primo passo non sim­bolico ». Inoltre, per evitare di pena­lizzare gli incapienti, l’ulteriore detra­zione dovrebbe andare in credito di imposta, trasferibile al datore di lavo­ro che versa il dovuto in busta paga e 'recupera' sulle imposte aziendali.  I costi stimati della proposta del Fo­rum risulterebbero leggermente infe­riori a quelli della manovra del gover­no (circa 135 milioni in meno, sugli 8 mesi del 2014, circa 250 milioni su 12 mesi). «Perché allora non adottare questa soluzione? Siamo pronti, subi­to, a fornire ogni ulteriore dettaglio, perché, sulla famiglia, si esca dalla re­torica, e si passi finalmente ai fatti: an­zi, all’equità nei fatti», conclude Bel­letti.
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