mercoledì 11 giugno 2014
Alla Camera passa il testo - un emendamento all'articolo 26 proposto dalla Lega - che va nella direzione indicata dall'Europa.
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Un incidente di percorso da derubricare a «tempesta in un bicchier d’acqua», secondo Matteo Renzi. Eppure il voto di mercoledì alla Camera, che ha approvato, contro la volontà del governo, la responsabilità civile diretta delle toghe all’interno della legge europea, spacca la maggioranza, e soprattutto divide il Pd, complice M5S, deciso a mettere a nudo le divergenze interne dei democratici. Così, mentre l’Anm si infuria, il presidente della Repubblica ammonisce con un discorso che sembra mirato all’evento (ma è stato scritto prima, sottolineano al Quirinale) e il ministro Orlando si preoccupa, il premier frena gli intemperanti e promette che l’incidente rientrerà al Senato, dove, «con voto palese», verrà corretta la modifica chiesta da tempo dal leghista Gianluca Pini. E però lo stesso presidente del Consiglio, dalla Cina, confida ai suoi: «Era meglio se non accadeva, chiaro» ma, se occorre, «riparliamone» senza farne «un casus belli».Di certo l’argomento è caldo, tanto che Giorgio Napolitano aveva già scritto, nel discorso tenuto ieri all’assemblea generale della rete europea dei Consigli di Giustizia, che «la magistratura è chiamata oggi a fare fronte a una crescente e sempre più complessa domanda di giustizia e la giurisdizione deve essere, pertanto, in grado di soddisfare le attese dei cittadini, coniugando equità e imparzialità con una risposta efficace e tempestiva». Così come «l’affermazione e il riconoscimento del prestigio, dell’autorevolezza, della credibilità della magistratura, su cui poggia la fiducia dei cittadini e quella degli Stati, non possono prescindere dal rispetto dei principi, delle qualità, dei limiti che il ruolo del magistrato impone».Il blitz leghista non piace affatto all’Anm, il cui presidente Rodolfo Sabelli parla di «segnale molto grave» e di una norma «clamorosa» che presenta «evidenti profili di incostituzionalità». Approvata, peraltro, proprio in un momento in cui «la magistratura è impegnata nel contrasto alla corruzione, come dimostrano le cronache recenti».Occhi puntati dunque sul Senato, da parte dei giudici. Ma anche da parte del ministro Andrea Orlando, convinto che si tratti di «un pasticcio che non aiuta ad affrontare seriamente il tema che va quindi rapidamente corretto».Per farlo, però, Renzi dovrà di nuovo richiamare all’ordine gli insubordinati del Pd. Perché proprio ai 34 franchi tiratori (a parte Giachetti, che dichiara apertamente il suo voto) si deve la sconfitta del governo di ieri. In sostanza, l’esecutivo va sotto sull’emendamento della Lega che introduce una responsabilità civile diretta dei magistrati, per 7 voti: 187 i sì e 180 i no. Il Movimento 5 Stelle si astiene in blocco, come alcuni deputati di Sel, e in questo modo affiora la frattura dei democtratici. «La nostra decisione di astenerci ha tirato fuori tutta l’ipocrisia del Pd», esulta il grillino Andrea Colletti.Ma per la responsabile giustizia del Pd Alessia Morani, «il tema della responsabilità civile dei magistrati non può essere affrontato attraverso un blitz organizzato con un emendamento della Lega Nord approvato grazie all’astensione del Movimento 5 Stelle che oggi, come in altre occasioni, ha tenuto un atteggiamento pilatesco, finalizzato alla sola speculazione politica e totalmente disinteressato al merito del provvedimento». In effetti, i 5 Stelle sono decisi a tornare al no al Senato. Motivo in più che fa infuriare il premier in Oriente, che con la riforma della giustizia intende procedere, ma con i piedi di piombo, visto che – come per la Pa – si tratta di riforme che coinvolgono il bacino dei voti del Pd.
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