Alla fine i pressanti appelli da Commissione Europea, vari stati membri, ong e operatori sono serviti. Davvero in extremis gli aiuti alimentari ai più poveri si salvano, sia pure per soli due anni, a un passo da un drastico taglio che avrebbe lasciato milioni di indigenti privi di sostegno. Grazie a un difficile accordo tra la Francia e Germania, la Commissione Europea non sarà più costretta a ridurre, già dal prossimo anno la somma a disposizione dagli attuali 480 milioni di euro a 113,5 milioni di euro (l’Italia, primo beneficiario seguita da Polonia e Francia, sarebbe scesa da 100 milioni di euro a 22 milioni). Lo stanziamento previsto dalla Commissione - 500 milioni di euro l’anno per il 2012 e il 2013 prelevato dai fondi agricoli Ue - può essere mantenuto, dopo che il ministro dell’Agricoltura tedesco, Ilse Aigner, ha accettato una proposta di compromesso avanzatale dal collega francese Bruno Le Maire. E così 18 milioni di poveri europei possono tirare un sospiro di sollievo almeno fino al 2014. Grande soddisfazione anche da parte del commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos. «Sono felicissimo dello sblocco da parte degli Stati membri dei piani del 2012-13 – ha dichiarato – farò in modo che tutto sia pronto così da assicurare la continuità del programma quest’inverno». «La misura è fondamentale soprattutto in questo momento di crisi - ha commentato anche il ministro uscente delle Politiche Agricole Saverio Romano - l’Europa dimostra di avere un’anima e di occuparsi anche di chi ha maggiormente bisogno di aiuto».Il programma, che interessa 19 paesi e 240 ong impegnate nella distribuzione effettiva degli aiuti, fu lanciato nel 1987 dall’allora presidente della Commissione Europea Jacques Delors. Si trattava di utilizzare per i più poveri parte delle migliaia di tonnellate di prodotti alimentari accumulati nei depositi dell’Ue in quanto “eccedenti” secondo le regole della Politica agricola comune, e accantonati in scorte di emergenza. Solo che dagli anni Novanta, vista la riduzione delle scorte, la Commissione copriva il fabbisogno acquistando alimenti sul mercato. Lo scorso aprile è arrivato lo stop della Corte di Giustizia Ue, su ricorso della Germania, secondo la questi aiuti non c’entrano con la politica agricola ma sono invece di natura sociale, e dunque, secondo le regole Ue, di competenza strettamente nazionale. Bruxelles avrebbe dovuto rimodulare gli aiuti sulle scorte esistenze con quel taglio drastico che abbiamo visto. Nel 2013 il fondo si sarebbe sostanzialmente azzerato. Invano, finora, la Commissione aveva premuto per una soluzione che avrebbe consentito ufficialmente l’acquisto di alimenti sul mercato, utilizzando altri fondi (soprattutto quelli di coesione, destinati alle regioni più povere dell’Ue). Fino a ieri era apparso granitico il njet della Germania, e con lei di Regno Unito, Svezia, Danimarca, Olanda e Repubblica Ceca. Un blocco ribadito anche al consiglio Agricoltura a Bruxelles dello scorso 20 e 21 ottobre, considerato l’ultima chance. È stata la Francia a chiedere di riportare la questione all’ordine del giorno del Consiglio di ieri, dopo intensi negoziati nei giorni scorsi con la Germania. Parigi ha proposto di prolungare il programma per due anni a titolo “provvisorio” e Berlino ha detto sì, facendo saltare la minoranza di blocco. Il ministro Aigner ha sottolineato di averlo fatto «per riguardo nei confronti delle organizzazioni caritatevoli», salvo precisare che «occorre essere molto chiari: a partire dal primo gennaio 2014 non vi sarà politica sociale a scala europea». La Francia si è detta d’accordo, «abbiamo accettato di riconoscere con la Germania - ha detto Le Maire - che non ci sono le condizioni per proseguire gli aiuti alimentari dopo quella data». C’è da sperare che intanto si sarà trovata un’alternativa, altrimenti il dramma dello stop agli aiuti alimentari ai più poveri sarà stato non risolto, ma solo differito di due anni.