Vigili del fuoco intervenuti per un incendio di rifiuti abusivi tossici. Un'immagine d'archivio della Terra dei fuochi - Avvenire
Tornano a crescere i roghi nella "terra dei fuochi". Soprattutto nello scorso mese di marzo. Ma da questi territori arrivano anche buone notizie per le bonifiche. Almeno per una, tutta "made in Campania".Partiamo dai roghi. Nel primo trimestre dell’anno ne sono stati censiti 270, dei quali 27 in provincia di Caserta e 243 in quella di Napoli. Nell’ultimo trimestre 2020 erano stati 255, molti di meno dello stesso periodo del 2019, quando i roghi di rifiuti furono 371. Ma poi sono arrivati la pandemia e il lockdown, che hanno bloccato tante attività e quindi la produzione di rifiuti e la necessità di smaltirli.
Non tutto però si è fermato, soprattutto l’economia in nero, come confermano i dati dei controlli interforze organizzati dal "Commissario antiroghi", il viceprefetto Filippo Romano. E a marzo sono tornati a crescere anche gli incendi. I dati forniti dal Commissario sono molto chiari: a gennaio 2019 i roghi erano stati 156, nel 2020 si era saliti a 302, quest’anno siamo ad appena 81. A febbraio i roghi sono passati da 121 nel 2019 a 176 l’anno seguente (primo effetto Covid) e a soli 72 nel 2021. Quanto alle cifre di marzo: 187 roghi del 2019, 110 nel 2020, 117 quest’anno; che sono il doppio di quelli di dicembre 2020, quando si era raggiunto il minimo di 58.
Sicuramente dunque, malgrado l’aumento, siamo lontani dagli anni peggiori. Tuttavia ciò che preoccupa il viceprefetto è che ben 11 dei roghi di marzo sono scoppiati accanto all’insediamento abitativo irregolare di Ponte Riccio, il grande campo rom di Giugliano, e si è trattato di incendi di rilevante estensione collegati alla cronica mancanza di impianti in Campania: il che facilita lo smaltimento irregolare e illegale dei rifiuti.
Ma non è solo responsabilità dei rom. Lo dimostrano i dati delle operazioni interforze. A marzo sono state controllate 38 aziende (8 nel 2020 e 14 nel 2019) e ben 21 sono state sequestrate (4 nel 2020 e 5 nel 2019), mentre le persone denunciate sono state 28 (7 nel 2020 e 15 nel 2019). Numeri che confermano, purtroppo, l’esistenza di un’illegalità ancora molto diffusa.
E un luogo simbolo di tale illegalità potrebbe presto diventare sede di formazione per studenti ed esperti sulle tecniche di risanamento ambientale con metodi naturali. Si tratta dell’ex discarica di San Giuseppiello, proprio nel territorio di Giugliano, usata per anni come sversatoio di fanghi da lavorazione industriale dall’imprenditore Gaetano Vassallo, collegato al clan dei Casalesi. Grazie all’impegno di Mario de Biase, Commissario per le bonifiche dell’area vasta di Giugliano, e a un progetto innovativo del Dipartimento di Agraria dell’università Federico II di Napoli, la zona è stata risanata con una complessa attività di fitorisanamento per eliminare dal suolo o neutralizzare i residui tossici.
Poche settimane fa è giunta la confisca definitiva dell’area, sulla quale ora cresce un bosco di pioppi, ed è stato effettuato un sopralluogo congiunto con l’Agenzia dei Beni confiscati in vista di un possibile affidamento definitivo del sito all’università per creare un laboratorio didattico che contribuisca a diffondere la buona pratica della bonifica di terreni inquinati con spesa limitata e senza trasporti e sbancamenti onerosi, sia finanziariamente sia per l’ambiente stesso.