«Sulle riforme ci siamo, gli 80 euro ok, l’Irap va giù, pronti i soldi sulle scuole. Mercoledì la P.A. con un pensiero affettuoso agli amici gufi». Alle sette della sera Matteo Renzi dispensa ottimismo via Twitter e annuncia l’arrivo della riforma della pubblica amministrazione. Pochi minuti dopo però lo stesso premier precisa che nel Consiglio dei ministri di domani (ufficialmente non ancora convocato) «si ragiona sulla riforma». Non si tratterebbe ancora, quindi, del varo definito del pacchetto di interventi che lo stesso Renzi nei mesi scorsi aveva promesso per aprile e che dovrebbe contenere tra l’altro una sforbiciata sulla parte variabile della retribuzione dei dirigenti e l’avvio della «staffetta generazionale », con il prepensionamento dei lavoratori anziani. Per l’ok alle misure (forse un decreto e un ddl) serve ancora tempo, tanto più che il ministro Padoan è all’estero e i sindacati, tenuti quasi all’oscuro della riforma, alzano la voce e chiedono un confronto vero prima del varo. «L’idea che abbiamo è quella di rovesciare l’approccio con il quale finora si è affrontato il nodo della P.A.», ragiona il premier con i suoi. Ma sul merito dei provvedimenti le bocche sono cucite. Intanto il governo rimette in moto la macchina degli incentivi alle auto ecologiche, con sgravi fino a 5.000 euro. In attuazione del decreto sviluppo del 2012, il ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato nei giorni scorsi 31 milioni di euro, ai quali si aggiunge una somma analoga non utilizzata nel 2013, per incentivare l’acquisto di veicoli con emissioni di CO2 non superiori a 120 g/km e che utilizzano «in modalità esclusiva o doppia, combustibili alternativi: idrogeno, metano, Gpl, energia elettrica». Nel 2014 il contributo è pari al 20% del costo complessivo del veicolo, con un tetto tra i 2.000 e i 5.000 euro: meno il veicolo inquina, maggiore è lo sconto. Incentivi dei quali potrebbe beneficiare anche l’azienda di famiglia del ministro Federica Guidi: la Ducati Energia produce infatti, tra l’altro, anche veicoli elettrici. Alla riforma del pubblico impiego sta lavorando invece il ministro Marianna Madia. L’obiettivo è premiare il merito, superare gli automatismi e dare più efficienza agli uffici, attraverso un massiccio ricorso alla mobilità tra enti e territori. Nel mirino soprattutto i dirigenti che, dopo l’introduzione del tetto massimo a 240mila euro lordi annui, dovrebbero avere solo incarichi a termine e ricevere parte dello stipendio in base ai risultati. Quanto agli esuberi ci saranno (il commissario Cottarelli ne ha stimato 85mila in tre anni) ma senza lasciare nessuno per strada. L’idea sarebbe quella di accelerare i pensionamenti sostituendo (in parte) le uscite con l’ingresso di giovani e precari. Altro fronte decisivo per la politica economica è quello europeo. Ieri il ministro Pier Carlo Padona era a Parigi dove ha incontrato i colleghi di Francia, Germania, Spagna e Gb anticipando, in vista del semestre italiano di presidenza Ue, che Roma punta a rafforzare la lotta all’evasione fiscale anche a livello Ue. Italia e Francia spingono poi su una tassazione a livello comunitario delle transazioni finanziarie. Il ministro, che oggi sarà a Londra, ha replicato indirettamente alle voci su una manovra aggiuntiva: «È prematuro parlare di problemi – ha detto – posso dire che se ci saranno problemi ci saranno anche le soluzioni».