Il filosofoANTISERI: TROPPO POCO, CI VORREBBE LA GALERA«Niente diritto di voto per un periodo di tempo limitato? Come proposta è interessante ed avrebbe, e lo dico davvero, anche un valore morale. Ma ho un timore...». Quale? «Che a certi grandi evasori quella sanzione non faccia né caldo né freddo: loro già se ne fregano dello Stato e del bene comune, cosa vuole che gliene importi di non andare a votare... Io sarei anche più drastico: tu sei un ladro, come ben sostiene il presidente Monti, ergo restituisci il maltolto e, se hai evaso davvero tanto, ti fai anche un po’ di galera». Docente universitario e autore di manuali, saggi e articoli, Dario Antiseri è un raffinato studioso della filosofia del linguaggio. Ma sulla vexata quaestio dell’evasione, non va per il sottile: «Non è uno sfizio o un gesto volontario pagare le tasse. Fa parte del patto di cittadinanza: la sanità costa, la sicurezza pure, l’istruzione e la giustizia anche...».Beni di tutti...Già. E perciò tutti debbono contribuire, non solo gli onesti, ai quali tocca perfino l’onta di essere presi in giro dagli evasori».L’alibi di molti è: «Non pago le tasse perché sono troppe».È un leit motiv che sale d’intensità quando sprechi o ruberie da parte delle amministrazioni pubbliche suscitano indignazione. Ma non vale da alibi: le tasse debbono essere pagate. E, ad esse, deve corrispondere un oculato impiego delle risorse da parte dei politici.Spesso non è avvenuto...Purtroppo. Ma ciò non giustifica gli evasori. E comunque i contribuenti onesti possono non dare la preferenza a governanti scialacquatori.E così torniamo alla questione del voto.Già. Avrebbe un valore morale, ripeto, ma a livello pratico meglio recuperare il maltolto e un po’ di galera.V.R.S.
Ranucci (Pd)ORA UNA NORMA SIMBOLO, IL PARLAMENTO SI MUOVA«Pensi, sono appena uscito da una libreria. E la proprietaria mi ha rincorso per strada per darmi lo scontrino. Monti e Befera hanno fatto un grande lavoro, specie dal punto di vista culturale. Ma sono anch’io convinto che una norma-simbolo aiuterebbe gli italiani a capire che l’evasione è un’aberrazione assoluta. D’altra parte è storia: come popolo, cambiamo abitudini sbagliate quando veniamo toccati nel vivo. La provocazione di Pizzetti perciò va nella direzione giusta...». Raffaele Ranucci, imprenditore-senatore del Pd, apre alla possibilità di togliere il diritto di voto a chi ruba risorse allo Stato. «A settembre dobbiamo metterci subito intorno a un tavolo con i colleghi degli altri gruppi parlamentari. Quando c’è volontà politica la soluzione tecnica si trova».Ma lei paga volentieri le tasse?Quando la tassazione interviene sugli utili delle mie aziende, provo orgoglio perché mi sento realizzato come imprenditore, come datore di lavoro e cittadino. Poi ci sono alcuni aspetti del sistema fiscale che obiettivamente ostacolano lo sviluppo e vanno alleggeriti. Ad esempio, se assumo un cuoco per 2200 euro al mese, il mio costo aziendale è di 64mila. Ecco, un intervento sul cuneo fiscale andrebbe nella direzione dell’equità. E anche uno sull’Irap.Parte del Paese pensa che non pagare sia da furbi...Vede, un alibi si è infilato nella mentalità comune: "Non dobbiamo dare soldi ad uno Stato che ruba e spreca". È vero che ci sono distorsioni, ma per qualcuno è diventata una copertura per nascondere i propri egoismi. Bisogna far capire che quei 230 miliardi che mancano all’appello sono ospedali, scuole, strade. È il futuro dei nostri figli.Proponga altre misure...Ristoratori e commercianti siano obbligati ad accettare bancomat e carte di credito, in cambio di un calo delle commissioni. Anche nei locali intorno ai Palazzi della politica tanti si rifiutano per non essere tracciati. E si investa su pagamenti on-line e via telefono.Quanto dà lei al fisco?La mia ultima dichiarazione è di 700mila euro. Se consideriamo tutte le mie imprese, verso diverse centinaia di migliaia di euro. E ripeto, ne sono orgoglioso.Marco Iasevoli
Jannone (Pdl)SUBITO PROPOSTE AD HOC, CON UN OCCHIO ALLA CARTA«Ritengo che sia giusto farlo e che si possa certamente prevedere. Certo, resta da stabilire il quantum, cioè la soglia di evasione al di sopra della quale far scattare la sanzione della privazione dei diritti elettorali. Ma, ripeto, ragionandoci sopra con attenzione, a settembre si potrebbe presentare una proposta di legge ad hoc, magari bipartisan». Deputato del Pdl alla quarta legislatura e presidente della "Cartiere Paolo Pigna SpA", Giorgio Jannone è favorevole all’idea lanciata ieri su Avvenire dal costituzionalista Francesco Pizzetti: «Ho letto quell’intervista e sono d’accordo...».Perché?Intanto, anche storicamente, fin dall’antica Grecia si può rintracciare l’esistenza di una relazione fra il corretto versamento delle tasse, e dunque il contributo alla gestione della collettività, e l’esercizio del diritto di voto. Con forme a volte eccessive, come nelle plutocrazie, dove chi più pagava più contava politicamente.Forse ciò convincerebbe qualcuno a pagare più tasse, ma certo non sarebbe auspicabile...Lo credo anch’io. Voglio solo dire che si dava comunque un valore al versamento dei tributi rispetto al voto.Lei quanto versa?Dichiaro circa 500mila euro l’anno e, pertanto, verso un importo cospicuo all’erario. Ma non lo rimpiango: è un giusto contributo al mantenimento del welfare e dei servizi essenziali alla collettività.Chi evade, invece, quei servizi li scrocca...Già. Perciò forse sarebbe opportuno farglielo capire anche con simili misure. Ovviamente, parliamo di un diritto fondamentale e dunque un disegno di legge dovrebbe essere scritto con attenzione, fissando criteri certi e coerenti con la Costituzione e il resto dell’ordinamento. I presupposti normativi esistono...Si riferisce alle pene accessorie che già prevedono, per alcuni reati, la privazione dell’elettorato attivo e passivo?Esattamente. Nel nostro codice penale c’è traccia di norme, da quelle sul fallimento a quelle relative all’interdizione dai pubblici uffici, che ammettono tale possibilità.Dunque una legge si potrebbe fare?Sì. E a settembre ne discuteremo in concreto.Vincenzo R. Spagnolo