Con l’introduzione della Tasi non cambierà nulla rispetto alla vecchia Imu per gli edifici dove operano le associazioni non profit, che restano esenti dal pagamento così come gli edifici di culto. Il testo definitivo del decreto approvato venerdì scorso dal Cdm, in via di pubblicazione sulla Gazzetta Uf- ficiale, tiene fede alle rassicurazioni del governo e sgombra il campo dalle incertezze. Nel provvedimento si chiarisce infatti che non sono soggetti alla nuova tassa sui servizi comunali «i fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto» e quelli «destinati unicamente allo svolgimento con modalità non commerciali di attività assistenziali, sanitarie, didattiche, ricreative, ricettive, culturali». Nel caso poi nello stesso immobile si svolgano attività diverse l’esenzione si applica «solo alla parte che viene utilizzata per lo svolgimento delle attività meritevoli con modalità non commerciali». Il decreto sulla Tasi, varato per permettere ai Comuni di introdurre detrazioni, consente di aumentare l’aliquota fino a un massimo dello 0,8 per mille, quota aggiuntiva che potrà essere applicata alle prime abitazioni o agli altri immobili, oppure frazionata tra le diverse tipologie. L’aumento della tassa è però consentito solo a condizione che serva a finanziare detrazioni con effetti equivalenti a quelli previsti dall’Imu (imposta che prevedeva una detrazione base di 200 euro più 50 euro per ogni figlio a carico). In sostanza si introduce una clausola di salvaguardia per evitare che la nuova Tasi pesi più della vecchia Imu prima casa. Lo stesso decreto comprende anche le norme "salva-Roma". A fronte di benefici economici per 600 milioni di euro, la Capitale dovrà presentare un piano triennale per il riequilibrio strutturale del bilancio sottoposto all’approvazione del governo.
(N.P.)