I Comuni potranno aumentare le aliquote della Tasi e dell’Imu fino allo 0,8 per mille. Ma tutto il maggiore gettito dovrà essere destinato ad aumentare le detrazioni gli sconti per le famiglie disagiate. È la soluzione annunciata ieri da Palazzo Chigi sulla tormentata vicenda della tassazione sulla casa. Il governo presenterà un emendamento specifico al decreto 151 sugli enti locali (noto anche come Salva-Roma), che ha appena iniziato il suo iter in Parlamento. Scartata invece la possibilità di intervenire già nel dl Imu-Bankitalia. I tempi del provvedimento si allungano quindi di diversi giorni ma dal punto di vista del merito l’annuncio del governo dovrebbe chiudere un ca- so che si trascina da mesi. Sempre che non ci siano nuove sorprese. Scelta Civica già alza la voce e minaccia che non voterà l’emendamento perché teme «un modo surrettizio di erogare più risorse ai Comuni meno virtuosi». Il tira e molla sulle aliquote Tasi ha caratterizzato tutto l’iter della legge di stabilità. L’esito finale prevedeva un’aliquota massima per la Tasi sulle prime case del 2,5 per mille e un’altra del 10,6 per mille per il combinato Imu-Tasi sulle altre abitazioni. Ma è stato subito rimesso in discussione. La soluzione riduce infatti il gettito per i Comuni, escludendo la possibilità di reintrodurre le detrazioni sull’abitazione principale. L’incremento previsto adesso dal governo è flessibile – tra 0,1 e lo 0,8 per mille – e i Comuni, spiega una nota di Palazzo Chigi, «saranno liberi di decidere come ripartirlo tra le diverse basi imponibili». In teoria potrebbero caricarlo tutto sulla Tasi prima casa, portandola al 3,3, o sulla Tasi-Imu degli altri immobili (che salirebbe all’11,4) o appunto ripartirlo. Il gettito aggiuntivo è stimato tra gli 1,3 e gli 1,8 miliardi di euro e servirà «esclusivamente allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni », assicura la nota governativa. L’obiettivo, spiega il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, è tornare ai livelli di detrazione che c’erano con l’Imu. Saranno però i Comuni a decidere i criteri con i quali concedere gli sconti. In sostanza l’operazione permette una rimodulazione dell’imposta che dovrebbe agevolare le famiglie più deboli e più numerose mentre il prelievo potrebbe aumentare su altri contribuenti e in particolare sui proprietari di seconde e terze case. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha sottolineato che con l’emendamento è stato fatto «un passo avanti nel chiarire la natura federale dell’imposta». Si pagherà di più nel 2014 con il ritocco dell’aliquota Tasi? «No, penso di no», ha risposto il titolare del Tesoro. Il ministro ha anche confermato il pagamento della mini-Imu, «una necessità » che fa seguito però a un «forte sgravio fiscale nel 2013». Resta da vedere come sarà gestito ora il confronto con l’Anci che chiedeva più risorse (l’aumento di un punto su entrambe le aliquote) e più libertà di decidere come spenderle. «È chiusa la partita sulla casa ma non quella con i Comuni », ha spiegato Baretta, riferendosi alle difficoltà di molte città a far quadrare i conti. Il ministro delle Autonomie Graziano Delrio annuncia per questa mattina un incontro tra governo e Anci «per affrontare insieme gli altri temi relativi ai bilanci comunali e trovare risposte ». Intanto restano da stabilire le scadenze per i pagamenti. Per ora una data non c’è. Ma dal Pd arriva la proposta di rinviare a giugno tutti i pagamenti legati a Tasi, Tari e Imu.