sabato 1 dicembre 2012
​L'ultimo saluto a Francesco Zaccaria, travolto dal tornado che ha investito mercoledì gli stabilimenti. Manovrava una gru nell'area portuale ed è rimasto intrappolato nella cabina guida, scaraventata in mare dalla furia del vento.
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​"Come siamo fragili. In un istante tutto può essere distrutto". Il vescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, parla nella chiesa gremita. E si fa silenzio. Lacrime sotto il gonfalone. Come se piovesse. E carezze, tante carezze, alla bara adornata di fiori, e alle due gigantografie che ritraggono, sorridente, Francesco Zaccaria. L'operaio dell'Ilva travolto dal tornado che ha investito mercoledì gli stabilimenti. Manovrava una gru nell'area portuale ed è rimasto intrappolato nella cabina guida, scaraventata in mare dalla furia del vento. "In pochi secondi passa l'angelo dell'apocalisse. Non abbiamo il dominio della natura" dichiara monsignor Santoro durante la cerimonia funebre, rivolgendosi in primo luogo ai famigliari e alla fidanzata di Francesco, con il quale era andato a convivere tre giorni prima della sciagura. La preghiera è un abbraccio comune. Il dolore è profondo, ma composto. Un migliaio di persone assiste ai funerali. Nel santuario di Nostra signora di Fatima di Talsano ci sono le massime autorità cittadine (dal prefetto al questore, dal comandante dei carabinieri al procuratore della Repubblica), c'è il direttore dell'Ilva, Adolfo Buffo. Ci sono gli operai. I colleghi di Francesco. C'è chi lo ha visto sprofondare nel mare mentre il tornado seminava terrore e distruzione.Il vescovo si sforza di trovare parole di conforto e svela il suo incontro con la mamma di Francesco, ammalata di sla. "Mi ha detto: 'Il Signore in tutte le prove della mia vita mi ha aiutato. Anche Gesù è morto sulla croce. Ed io continuo a credere'. Questo è un vero messaggio di speranza". Santoro ha ricordato anche Claudio Marsella, l'altro lavoratore dell'Ilva morto un mese fa in un incidente sul lavoro nel reparto Movimento ferroviario. "La speranza per questa terra riparte dall'unità. Per questo - ha spiegato il presule - il sacrificio di Claudio e di Francesco non sono stati vani.  Diciamolo chiaramente: la nostra città è divisa, lacerata. Tra chi sostiene il lavoro e la continuità della produzione e chi sostiene la causa della salute e chi si defila nelle teorie e nell'indifferenza perché la cosa non lo tocca nella malattia o nello stipendio. Questi valori, il lavoro e la salute non si possono opporre, ma dobbiamo ripartire da qualcosa che li metta insieme". Per la giornata dei funerali il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, che ieri ha aveva invitato tutti a un minuto di raccoglimento, ha chiesto di tenere spente le luminarie natalizie, sia esterne che interne alle abitazioni.
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