lunedì 14 ottobre 2024
Il governo accelera i tempi: martedì sera la riunione per varare l'intero pacchetto. Un blitz voluto da Meloni per sedare le tensioni nella maggioranza e per dare un segnale alle agenzie di rating
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al summit Euro-Mediterraneo di Cipro.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al summit Euro-Mediterraneo di Cipro. - REUTERS

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Luci accese fino a tarda ora martedì 15 a Palazzo Chigi. Sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato per le 20, al termine di una giornata che sarà quanto mai lunga per Giorgia Meloni (comincerà alle 9 e 30 in Senato con le comunicazioni sul Consiglio Europeo), è previsto l’intero pacchetto che la premier ha voluto anticipare anche per evitare lo stillicidio di dichiarazioni che agitano la maggioranza: non solo, come si pensava, il Dpb, il Documento programmatico di bilancio (in pratica le tabelle con i numeri da mandare a Bruxelles), ma l’intero disegno di legge di Bilancio e il decreto fiscale.

L’intera giornata sarà così dedicata, fino all'ultimo, al lavoro di cesello sulle voci della manovra da circa 25 miliardi di euro, che alla fine dovrebbe contenere anche l’atteso “contributo” da parte delle banche (e forse da altri settori) in luogo della discussa tassa sui profitti in più maturati per gli alti tassi d’interesse: fonti del Tesoro hanno specificato a sera che il confronto con l’Abi andrà avanti a oltranza e avrà forse come base le somme portate ad aumento patrimoniale oppure un rinvio delle Dta, le imposte differite. Gli altri “piatti forti” della manovra restano i tagli alle spese dei dicasteri, con relative tensioni fra i ministri, e il cosiddetto “allineamento” delle accise sui carburanti, ovvero il loro aumento.

Sul primo capitolo, gli ultimi giorni hanno visto divergenze fra il titolare di via XX Settembre, Giancarlo Giorgetti, e i colleghi ministri sui tagli necessari per assicurare le coperture del Bilancio. Alla fine, tuttavia, troppe alternative non ci sono e una sintesi sarà trovata, pure per dare un messaggio di compatezza all'opposizione e agli investitori esteri. «Giorgetti ha un improbo compito, ma i numeri devono quadrare purtroppo, questa è la sostanza», ha ammesso Gilberto Pichetto, il ministro (Forza Italia) dell’Ambiente. L’obiettivo massimo è quello di arrivare a 3-4 miliardi di risparmi, ma sarà già tanto superare i 2 miliardi, che i singoli ministeri sarebbero chiamati a gestire in maniera “non rigida”. Il nodo delle risorse verrà sciolto solo all’ultimo e il ministro Orazio Schillaci assicura che non toccherà la sanità, per la quale anzi ci potrebbero essere 2-2,5 miliardi in più.

D’altronde il grosso della manovra 2025 sarà ancora in deficit, di fatto. Dei 25 miliardi necessari (più le spese “indifferibili”), il Mef può contare al momento su circa 16 miliardi abbastanza sicuri, dei quali 10 sono in arrivo dalla stima migliore delle attese del deficit-Pil atteso, secondo quanto scritto nel Piano strutturale già spedito all’Ue, al 3,3% rispetto al 3,8% finale di quest’anno e al 2,9% del dato tendenziale 2025 (gli altri 6 miliardi circa sono attesi da accantonamenti fiscali, dalla cancellazione dell’Ace al fondo per il taglio delle tasse).

Anche sulle accise la conferma dell’intervento è giunta da Pichetto: lo scarto oggi esistente benzina e diesel (sulla prima si pagano circa 73 cent di accisa contro i 62 su un litro di gasolio) «fa parte dell’elenco di sussidi ambientalmente dannosi e deve essere pareggiato, sennò finiamo in infrazione europea», ha detto intervistato a Radio24, aggiungendo che la misura «vale qualche miliardo».

La legge di Bilancio, una volta varata, verrà trasmessa alla Camera (dove partirà l’esame) anche se, come sempre, passeranno diversi giorni prima del testo finale: secondo alcune voci, potrebbe arrivare addirittura solo dopo il voto in Liguria del 27. Alla base del blitz sui tempi c’è pure la volontà di dare un segnale alle agenzie di rating prima del loro verdetto sulla solidità del debito italiano: venerdì ci saranno quelli di S&P e di Fitch, il 22 novembre toccherà poi a Moody's.

Le priorità della manovra restano quelle elencate da Giorgetti stesso una settimana fa in Parlamento: conferma del taglio del cuneo fiscale fino a massimo 7 punti per i redditi entro i 35mila euro (circa 15 milioni di lavoratori) e dell'accorpamento delle prime due aliquote Irpef; il “pacchetto famiglie” con gli aiuti ai nuclei numerosi tramite l’assegno unico o detrazioni “mirate”; il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione e i fondi per la sanità.

Anche il resto delle coperture sarà vagliato fino all'ultimo. Altri 2 miliardi potrebbero arrivare dal concordato preventivo biennale, ma la cifra sarà nota in via definitiva solo il 31 ottobre quando scadranno le adesioni. Altre risorse si attendono dalla potatura delle agevolazioni fiscali: quelle su cui intervenire sarebbero 412 (su 625) e potrebbero fruttare un miliardo. Conferme, infine, anche per l'ipotesi di un intervento sul settore dell’azzardo, con una proroga per 2 anni delle concessioni di sale slot, videolottery e scommesse e nuove sanatorie, da cui ricavare circa mezzo miliardo.

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