martedì 14 maggio 2024
Scontro con Forza Italia. Tajani preannuncia il no senza modifiche. Per Pd e M5s è un «trucchetto da stazione ferroviaria» per evitare di «finire sotto». Poi La Russa: novità valida da mercoledì
Un cantiere edile

Un cantiere edile - Ansa

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Si inasprisce lo scontro in maggioranza sulle modifiche al Superbonus edilizio. Succede che il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, preannuncia il voto contrario in commissione Finanze al Senato se «non sarà modificato» il testo che, dopo le ultime proposte del ministro dell’Economia Giorgetti, prevede in via retroattiva di “spalmare” in 10 anni le spese sostenute dal 2024 in poi (che, in questi primi mesi, erano state fatte invece confidando in un recupero in 4-5 anni).

E i Fratelli d’Italia, partito della premier Giorgia Meloni, temendo “trappole” nei lavori in commissione come contromossa escogitano, in via inedita, di far salire da 19 (con la ripartizione fra 10 della maggioranza e 9 delle minoranze) a 20 il numero dei componenti dell’organismo di Palazzo Madama che sta esaminando il decreto. Novità che, tuttavia, sarà valida solo da mercoledì 15, ha deciso il presidente La Russa.


«C’è il contenuto di un emendamento del Mef, per nulla concordato con me che sono il vicepresidente del Consiglio e che rappresento uno dei partiti di maggioranza - aveva acceso i fuochi Tajani -. Se fossi stato consultato avrei detto la mia prima. Ora abbiamo presentato degli emendamenti, ma non c’è nulla di drammatico. Soltanto la difesa di due principi: nessuna legge retroattiva e nessun aumento delle tasse per i cittadini. Le imposizioni che vengono dall’esterno non mi trovano d’accordo».


La mossa di Fdi è stata resa nota dalle opposizioni spiegando di aver ricevuto una comunicazione dal presidente del Senato. «La maggioranza aumenterà i membri di un componente - ha affermato Stefano Patuanelli, di M5s -. È una forzatura politica, ma anche regolamentare». È stata una lettera firmata dal capogruppo meloniano, Lucio Malan, a comunicare «che il senatore Salvatore Sallemi cessa di far parte della commissione Giustizia ed entra a far parte come membro della commissione Finanze». Immediate sono state le proteste delle opposizioni. «Il blitz della maggioranza è senza scrupoli e senza vergogna», commentava Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, mentre per il capogruppo Francesco Boccia «la maggioranza sempre di più ci porta sulla strada di Orbàn». I lavori della commissione, già a singhiozzo, subivano uno stop. Il presidente del Senato, Ignazio la Russa, in un primo tempo è parso lavarsene le mani: «So di questa richiesta, ma è un fatto automatico dei gruppi, non c’è una mia discrezionalità sul punto». Poi però, pressato, La Russa ha deciso che la nuova composizione sarebbe stata valida solo da mercoledì. E un senatore delle Autonomie, Pietro Patton, lasciava intanto la commissione dando così anch'egli un aiuto al centrodestra.

Intanto, sul Superbonus edilizio è tornato a parlare da Bruxelles il ministro Giorgetti: «Sono serenissimo, finita quella ubriacatura da questo tipo di droga economica bisogna uscire. Purtroppo la disintossicazione è dolorosa, ma qualcuno la deve fare. Mi rendo conto che chi più ne trae vantaggi non è d’accordo - ha proseguito -, ma io spero che si metta un punto definitivo. Ed è giusto e anche mio dovere come ministro dell’Economia mettere in chiaro la situazione». Nel frattempo sono arrivati in Senato gli attesi pareri del Mef ai subemendamenti: e sono contrari quelli sulle modifiche proposte da Fi per togliere la retroattività dell’allungamento a 10 anni. Sul tema della Sugar tax, invece, ormai è fatto l’accordo - confermato pure da Palazzo Chigi - su una riformulazione che individui la copertura per il rinvio a luglio 2025, pari a circa 72 milioni di euro. «È una nostra vittoria», commentava a sera il capogruppo forzista Maurizio Gasparri.



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