venerdì 22 aprile 2016
​Juncker: giusto l'approccio europeo del Migration compact. Renzi ringrazia: serve una strategia a lungo termine. 
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Prende carta e penna il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, per ringraziare personalmente il premier Matteo Renzi per il Migration Compact. Ma anche per mettere i puntini sulle 'i' e sottolineare che molte delle idee italiane sono già state sviluppate dalla stessa Commissione. E che già esiste un fondo ad hoc per aiutare i Paesi di origine e di transito dei migranti. La discussione, comunque, si intensifica, mentre l’Europa accelera su uno strumento ritenuto essenziale per salvare Schengen, il nuovo corpo di guardie di frontiera e costiera Ue. «Accolgo con grande favore la tua iniziativa – scrive Juncker a Renzi in una missiva in calce alla quale inserisce a mano «all the best» e persino un cuoricino – che conferma il bisogno di un approccio europeo alla migrazione, che io ho sostenuto sin dalla mia elezione» e che è stato «delineato dall’Agenda europea per la migrazione che la Commissione ha adottato nel maggio 2015». Juncker parla anche dell’aspetto finanziario senza però citare gli eurobond. «Sono d’accordo con te – scrive il leader lussemburghese – sulla necessità di guardare a metodi innovativi per finanziare la nostra azione esterna nel campo della migrazione». Salvo però precisare che «questo è proprio l’obiettivo del Fondo fiduciario Ue-Africa da 1,8 miliardi di euro, che è stato concordato al summit della Valletta (tra Ue e Unione Africana, ndr) nel novembre 2014». Juncker ricorda che il Fondo ha già versato «oltre 350 milioni di euro» e che «la dichiarazio- ne politica al Summit della Valletta conferma anche il principio di considerare la migrazione e la mobilità nelle strategie di sviluppo dell’Ue». Entro il Consiglio Europeo di fine giugno, dice, la Commissione pubblicherà una comunicazione sullo stato d’attuazione degli aspetti esterni dell’Agenda sulla migrazione.  La reazione di Renzi comunque è positiva. «Sono molto soddisfatto – ha dichiarato a New York – dell’accoglienza del documento italiano, ringrazio il presidente Juncker per la sensibilità dimostrata», sottolineando che la questione «richiede la consapevolezza dell’Europa». Quanto agli eurobond, «i francesi sono più favorevoli, i tedeschi meno, ma il punto è che se diciamo 'aiutiamoli a casa loro' dobbiamo avere una strategia che duri anni». «Gli eurobond – chiosava da Lussemburgo, a margine del Consiglio Affari Interni, il ministro dell’Interno Angelino Alfano – rappresentano la nostra proposta per trovare i soldi per finanziare il piano. Poi se li troviamo nell’Ue o se c’è la proposta suggerita da qualcun altro a noi va bene uguale, l’importante è che si trovino i soldi». A Lussemburgo Alfano ha illustrato ai colleghi degli altri paesi il Migration Compact. La lettera di Juncker, dirà, «è la prova che siamo sulla strada giusta. Credo sia un successo italiano che si consoliderà nel prossimo vertice dei capi di Stato e di governo ». Del resto, aggiunge, «non c’è solo il consenso del presidente Juncker, ma anche quello dei singoli governi, oggi tantissimi ministri hanno detto che questo approccio è concreto, positivo, e auspicano possa essere deliberato poi a livello di riunione di capi di Stato e di governo». Alfano ha insistito sulla necessità di ripetere l’accordo con Ankara per fermare i flussi anche con altri Paesi, Libia in testa, «quando ce ne saranno le condizioni ». D’accordo il collega tedesco Thomas De Maizière, «il metodo è giusto – ha detto – ma la realizzazione è complicata, l’Italia avrà di sicuro un ruolo guida». La materia, però resta controversa; il ministro per l’Immigrazione olandese Klaas Dijkhoff, per la presidenza di turno Ue, ha definito «non ripetibile» l’accordo con la Turchia. Intanto ieri i ministri hanno 'vidimato' l’accordo già raggiunto a livello di ambasciatori per il corpo di guardie di frontiera e costiera Ue per rafforzare il controllo delle frontiere esterne, che prenderà il posto dell’attuale agenzia delle frontiere esterne, Frontex, con un netto rafforzamento e la possibilità di inviare squadre Ue a Stati membri in difficoltà. Ora parte il negoziato con il Parlamento Europeo, il cui assenso è indispensabile. L’obiettivo è arrivare a un accordo finale entro giugno, in modo da far partire il nuovo corpo in autunno.
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