La resa dei conti sulla
spending review è rinviata di qualche giorno. Ieri Matteo Renzi si è limitato a chiedere a tutti i ministri di inviargli le loro proposte sui risparmi nei rispettivi dicasteri. Nessuna serie di faccia a faccia, dunque. Segno che, come del resto era prevedibile, la strada dei tagli alla spesa pubblica è tutt’altro che in discesa. La minoranza del Pd è già in stato di agitazione e spinge per una legge di stabilità il più espansiva possibile. Mentre all’opposto il nuovo esecutivo europeo targato Juncker, presentato ieri, si conferma controllato dai falchi del rigore, costi quel che costi. Nella compagine di governo a scavare trincee anti-tagli è in queste ore soprattutto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l’unica che è tornata a Palazzo Chigi ieri pomeriggio dopo il Consiglio dei ministri della mattinata. Ma con l’obiettivo di ridurre l’Irap per le imprese, una delle ipotesi annunciate da Renzi martedì in tv, il Fondo sanitario è il primo candidato a perdere risorse, dato che l’imposta sulle attività produttive finanzia proprio il sistema sanitario. Altro comparto che potrebbe dover fare sacrifici è quello della Difesa. Intanto ieri il Cdm ha formalizzato l’assunzione di oltre 30mila tra docenti e amministrativi per la copertura di posti vacanti nella scuola. Il pacchetto di assunzioni era stato annunciato dal ministero guidato da Stefania Giannini alla fine di luglio. Gli insegnanti stabilizzati sono oltre 15mi-la, a cui si aggiungono 13.300 docenti di sostegno, 4.600 tecnici e amministrativi e 620 dirigenti scolastici. Una scelta che avrà ricadute limitate sul bilancio pubblico dal momento che i posti vacanti erano già coperti con incarichi temporanei. Il premier del resto ha sempre indicato la scuola come un settore strategico. Ieri tra l’altro ha chiesto ai ministri di andare nelle scuole dove hanno studiato per l’inizio dell’anno scolastico. In teoria comunque tutti i dicasteri dovranno compartecipare ai tagli. Nei prossimi giorni, una volta che i ministri avranno inviato le loro proposte a Palazzo Chigi, Renzi valuterà se serviranno colloqui individuali. L’obiettivo complessivo resta quello di rastrellare 20 miliardi (il 3% della spesa complessiva), una buona parte dei quali dovrebbero arrivare dalla revisione delle spese. Risorse che dovranno servire prima di tutto a confermare il bonus da 80 euro e a rafforzare il taglio del cuneo fiscale avviato quest’anno con la riduzione Irap. «Voglio essere ottimista sui tagli – ha detto ieri la Lorenzin – e spero che il Fondo Sanitario Nazionale non venga toccato». Ma solo il fatto che il ministro sia in allerta alimenta voci in senso contrario. L’ipotesi è che il Fondo possa essere ritoccato per i prossimi due anni. Il Patto per la salute sottoscritto poco più di due mesi fa da governo e Regioni prevede infatti che vi possano essere riduzioni rispetto alle risorse pattuite per il prossimo biennio (112 miliardi per il 2015 e 115,4 per il 2016) qualora l’andamento economico lo richieda. «L’intenzione non è comprimere i servizi ma ridurre i costi», rassicura tuttavia il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini. Frena anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti: «Spero che i tagli siano il meno possibile, ma non è detto che ci siano».