venerdì 13 novembre 2020
Riconosciuto come uno dei mandanti dell'autobomba che il 2 aprile 1985 doveva colpire il giudice Palermo, ma uccise una giovane mamma e i gemellini di 6 anni. Restano ancora tanti misteri sulla vicenda
2/4/1985: Barbara Asta e i suoi due bimbi Giuseppe e Salvatore muoiono in un attentato che era diretto contro il giudice Carlo Palermo, lungo il tratto stradale Pizzolungo-Trapani

2/4/1985: Barbara Asta e i suoi due bimbi Giuseppe e Salvatore muoiono in un attentato che era diretto contro il giudice Carlo Palermo, lungo il tratto stradale Pizzolungo-Trapani - .

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Trenta anni al boss Vincenzo Galatolo, riconosciuto come uno dei mandanti della strage di Pizzolungo a Trapani. Un altro pezzo di verità e giustizia per Barbara, Salvatore e Giuseppe, la giovane mamma trentenne, e i suoi gemellini di 6 anni, uccisi il 2 aprile 1985 dall'autobomba che doveva colpire il giudice Carlo Palermo. Verità e giustizia anche per Margherita, che allora aveva dieci anni e che ha tenacemente portato avanti la memoria della mamma e dei fratellini. Il gup di Caltanissetta, Valentina Balbo, ha così accolto in pieno la richiesta avanzata dai procuratore aggiunto Gabriele Paci e dal pm Pasquale Pacifico. Un nuovo tassello in una vicenda ancora in parte misteriosa. Siamo, infatti, al quarto processo. l primo contro gli esecutori, tutti appartenenti al clan di Alcamo, poi assolti in via definitiva dalla Cassazione, dopo una condanna in primo grado. Altri due processi hanno visto condannati in via definitiva come mandanti i capi mafia Totò Riina e Vincenzo Virga e i boss palermitani Nino Madonia e Balduccio di Maggio.

Il processo a Galatolo, già da tempo in carcere al 41bis, nasce dalle accuse della figlia, Giovanna. "Non appena il telegiornale diede la notizia mia madre iniziò a urlare: "I bambini non si toccano". Mio padre le saltò addosso, cominciò a picchiarla, voleva dare fuoco alla casa". E ancora: "Avevo vent’anni a casa sentivo mio padre che diceva: "Quel giudice è un cornuto"".

Quella mattina di 35 anni fa, poco dopo le 8,35, sulla strada provinciale che attraversa Pizzolungo, esplose l'autobomba destinata a Carlo Palermo che si stava recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una Fiat 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta. Ma l'esplosione investì e distrusse l'auto guidata da Barbara Rizzo che stava accompagnando a scuola i figli.

Il magistrato era arrivato in Sicilia da appena 40 giorni ma evidentemente aveva già toccato interessi e intrecci importanti. Lo conferma il procuratore Paci. "Oggi abbiamo aggiunto un altro tassello ma la strada per capire cosa è successo a Pizzolungo è ancora lunga. Ci sono ancora indagini da fare e che faremo e questa sentenza è da pungolo perchè questa è tra le stragi quella che ancora oggi mantiene un alone di mistero che dopo anni non siamo riusciti a svelare".

Le indagini dunque non si fermano. "Gli stessi collaboratori di giustizia che abbiamo ascoltato - aggiunge il magistrato - non hanno mai fornito una chiave di lettura chiara. È una strage che si connette ad altri misteri trapanesi che in questi anni abbiamo cercato di verificare, e che si connette a una presenza non solo mafiosa nel territorio di Trapani. Dobbiamo fare molta strada per capire cosa è successo perché la semplice definizione della responsabilità dei mafiosi non è sufficiente, sicuramente c'è qualcosa di più specifico e profondo". Un'ultima riflessione va alla figlia di Galatolo. "È una donna coraggiosa, che ha visto decine e decine di omicidi compiuti dal padre e dai fratelli. Una donna che ha avuto il coraggio di rompere con la famiglia di origine e denunciare il padre". Giovanna si ribellò e sette anni fa decise di raccontare, anche per dare un futuro diverso al figlio. Mai sui motivi di quella strage, quelli che Margherita ancora cerca, non ha potuto aiutare. Chi sa tace. O, come Matteo Messina Denaro, è ancora latitante da 27 anni.

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