Lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è sceso ieri sotto la quota simbolo dei 200 punti – tornando così a un livello che non si vedeva dal luglio dei 2011 – e il rendimento dei Btp a dieci anni ha toccato il minimo da maggio, al 3,91%. La rapida discesa del differenziale tra i Bund tedeschi e i buoni del Tesoro italiani (insieme a quelli di quasi tutti i Paesi periferici dell’euro) è segno che c’è un maggiore ottimismo degli investitori sulla stabilità finanziaria nell’eurozona e sulle prospettive di ripresa. Una buona notizia per il nostro governo, a partire dal fatto che se il calo proseguirà pagheremo minori interessi sul nostro debito pubblico record. «È una grande notizia, il calo dello spread è frutto di un grande lavoro e soprattutto del sacrifico di tutti gli italiani», ha commentato il premier Enrico Letta, «è il segno che l’Italia è sulla giusta direzione, il frutto di un lavoro che va proseguito». In chiusura lo spread ha raggiunto i 197 punti base coronando una lenta e contrastata discesa che ha caratterizzato quasi tutto il 2013 e che si è accentuata nelle ultime settimane. Siamo ormai ben lontani dai dati di fine febbraio quando, all’indomani delle elezioni e in un clima di forte incertezza politica, il differenziale era risalito a 350punti. Il restringimento dello spread «indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche», ha affermato a sua volta il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. A suo giudizio «di particolare rilievo è il dato sui rendimenti, sotto il 4%. Questo si tradurrà in una minore spesa per interessi sul debito pubblico e nella possibilità di avere a disposizione più risorse per investimenti e per alleggerire il carico fiscale. Inoltre la riduzione dello spread si rifletterà in migliori condizioni di accesso al credito per imprese e famiglie», ha concluso il ministro. Forte soddisfazione è espressa anche dal vicepremier Angelino Alfano, secondo il quale la notizia «è il migliore buon anno per gli italiani. Significa pagare meno interessi, una tassa occulta per le famiglie. Basterebbe questo per dire che abbiamo fatto bene a proseguire l’esperienza di governo». Dall’opposizione Forza Italia e la Lega sottolineano invece che c’è poco da festeggiare finché non crescono il Pil e l’occupazione. Come sottolineato dal governo la riduzione dello spread porterà un risparmio per le casse dello Stato. La spesa per interessi dovrebbe scedere di circa 15 miliardi rispetto alle previsioni del 2012, ma il beneficio è in larga parte già considerato nelle ultime stime del Tesoro che nell’aggiornamento al Def prevede per il 2014 uno spread medio di 200 punti. Il risparmio vero ci sarà quindi se il calo proseguirà e soprattutto se a ridursi sarà il tasso di interesse reale più che il differenziale con i Bund.Fu nelle ultime settimane del governo Berlusconi, nel novembre 2011, che lo spread Btp-Bund toccò il suo record storico a 575 punti. Con il cambio della guardia a Palazzo Chigi, il divario scese sotto quota 300, ma l’arrivo di Mario Monti non bastò certo ad evitare un ritorno di fiamma della speculazione (528 punti) nell’estate del 2012 quando i timori sulla tenuta del sistema bancario spagnolo riportarono il barometro in area tempesta. Proprio la Spagna tra l’altro in questi mesi ha messo a segno una performance parallela ma migliore di quella italiana: lo spread tra i bonos e i titoli tedeschi ieri è sceso a 192 punti (tasso al 3,86%) a fronte della quota record di 613 euro raggiunti nei giorni drammatici del luglio 2012.