Difesa Terra operazione compiuta: una sonda della Nasa si è schiantata a tutta velocità contro un asteroide per deviarne la traiettoria nello Spazio. È stato il primo test nella storia dell'umanità per difendere la Terra dall'eventuale collisione di futuri oggetti spaziali.
È accaduto nella notte italiana. La missione si chiama Dart (Double Asteroid Redirection Test): la sonda (l'acronimo in inglese, Dart, significa "dardo" in inglese) si è schiantata a una velocità di 6,4 chilometri al secondo contro la superficie dell'asteroide Dimorphos, situato a circa undici milioni di chilometri dalla Terra, e che ruota attorno a un altro più grande, Didymos. L'impatto è stato seguito secondo per secondo durante la trasmissione in diretta della Nasa. Ora gli scienziati dovranno aspettare giorni o addirittura settimane per vedere se il veicolo spaziale è riuscito a modificare leggermente l'orbita dell'asteroide.
È la prima volta nella storia umana che si tenta di modificare la traiettoria di un corpo celeste, nel tentativo di proteggere la Terra da asteroidi simili a quello che, 66 milioni di anni fa, causò l'estinzione dei dinosauri.
L'illustrazione mostra l'avvicinarsi della sonda Dart all'asteroide, prima dell'impatto - Ansa / Nasa
È un test di "difesa planetaria" che avviene nel contesto della crescente importanza che le Forze armate delle maggiori potenze assegnano allo Spazio e alle possibili minacce che in esso si possono trovare. "Stiamo intraprendendo una nuova era per l'umanità, un'era in cui avremo la capacità di proteggerci da qualcosa di pericoloso come l'impatto di un asteroide. È qualcosa di incredibile. Non abbiamo mai avuto questa capacità prima", ha esultato, poco dopo il lancio, Lori Glaze, direttore della Divisione Scienze Planetarie della Nasa.
Dimorphos orbita attorno a Didymos in 11 ore e 55 minuti; si è voluto abbreviarne leggermente quel periodo orbitale (10 minuti) e avvinarlo a Didymos. Nella missione gioca un importante ruolo anche la ricerca italiana. L'impatto e la sua area sono stati infatti seguiti, ad appena 55 chilometri dall'asteroide, dal nanosatellite LiciaCube, che è grande quanto un tostapane ma è il fiore all'occhiello della ricerca scientifica e tecnologica italiana: gli scatti di LiciaCube verranno rispediti nelle prossime settimane e mesi e documenteranno l'intero processo, catturando le immagini della collisione e la nuvola di materiali espulsi. Al lavoro ovviamente anche una serie di telescopi, sia sulla Terra che nello Spazio, che stanno osservando l'evento, tra cui il James Webb, il più potente mai lanciato in orbita.
L'immagine finale, al momento dell'impatto, su uno schermo della Nasa - Ansa / Nasa
Ma il quadro completo sarà rivelato quando una missione dell'Agenzia spaziale europea, chiamata Hera, arriverà, tra quattro anni, a esaminare il cratere d'impatto e i danni causati a Dimorphos; e a quel punto rimanderà sulla Terra anche i dati sulla composizione, struttura e natura del sistema di asteroidi. Finora infatti si sa molto poco di Dimorphos, la sua struttura interna è sconosciuta e c'è solo un'idea di quale possa essere la sua composizione.
Pochissimi dei miliardi di asteroidi e comete nel sistema solare sono considerati potenzialmente pericolosi per la Terra e nessuno nei prossimi cento anni. Ma prima o poi ce ne sarà uno, e la Terra vuole essere pronta.