La casa di don Diana a Casal di Principe - Ansa
Quattro colpi andati a segno. Altri quattro hanno mancato il bersaglio. Sono stati esplosi da una pistola a gas contro una porta-finestra al primo piano di Casa Don Diana, presidio di legalità a Casal di Principe in un bene confiscato a un camorrista, e sono partiti da un altro bene confiscato lì vicino.
La notizia è stata data dal Comitato don Peppe Diana nella serata di giovedì. Casa Don Diana, intitolata al parroco ammazzato nel 1994 dal clan dei Casalesi, è uno dei simboli della lotta alla camorra sul territorio. Tra gli elementi al vaglio degli inquirenti, il fatto che il Comitato don Peppe Diana (associazione che gestisce numerosi beni confiscati nel Casertano) abbia presentato recentemente una manifestazione d’interesse per l’affidamento del bene confiscato da cui sono partiti i colpi di pistola.
La notizia è giunta in un momento particolare per il Comune del Casertano.
Il sindaco Renato Natale -– che è tra i fondatori del Comitato don Peppe Diana – si è dimesso tre giorni fa dopo 7 anni che hanno rappresentato per Casal di Principe l’affrancamento dall’etichetta di terra del clan dei Casalesi. Lo ha fatto per protestare contro l’abbattimento di un’abitazione abusiva nella quale vivevano due famiglie con quattro bambini, rimaste ora senza casa. Natale aveva chiesto inutilmente una proroga di 100 giorni alla procura di Santa Maria Capua Vetere per poter completare l’iter burocratico che avrebbe portato i due nuclei a essere ospitati in un altro dei tanti beni confiscati ai Casalesi nel suo Comune. Ma la procura è stata irremovibile: l’abitazione è stata abbattuta giovedì.
È in questo clima che è maturato l’attentato contro Casa Don Diana, sui cui muri sono affisse le immagini delle vittime della camorra e che ogni anno ospita migliaia di ragazzi provenienti da tutt’Italia. Il sindaco dimissionario ha affidato un commento a un post sulla sua pagina Facebook: «L’episodio, che immediatamente qualcuno definisce "una ragazzata", è di estrema gravità. Casa Don Diana è simbolo dei processi di riscatto di questa città; prima la mostra degli Uffizi, a dare il segno della rinascita, e poi le centinaia di iniziative per la legalità... Certo può essere stato il gesto di qualche ragazzo desideroso di fare solo un po’ di danno, ma questo non sminuisce la sua gravità».
Da parte sua il Comitato don Peppe Diana ha diffuso nella tarda mattinata di ieri una nota in cui si legge: «Casal di Principe vive un momento assai delicato, a ridosso di un crinale fra una conquista definitiva di una libertà per tanti anni compressa, con un ancoraggio solido nella legalità e nel rispetto dei diritti e dei doveri da parte di tutti, e un ritorno al passato, di cui alcuni segni già si intravedono. Il passato non ritorna mai uguale a sé stesso e sappiamo bene che non ci saranno più i capiclan di ieri a dominare armi in pugno, ma ciò non toglie che tentativi di riorganizzazione anche pulviscolare dei camorristi sono in corso».
Con riferimento alla vicenda dell’abbattimento dell’abitazione abusiva che ha portato alle dimissioni del sindaco Natale, l’associazione anticamorra osserva inoltre: «Le disattenzioni, al pari delle divisioni, non possono che favorire il ritorno dei clan, che non saranno mai definitivamente sconfitti solo per via militare e giudiziaria. I cittadini devono ancora compiere fino in fondo la scelta netta della libertà e della legalità, del rifiuto della camorra senza se e senza ma».
«Atto intimidatorio probabilmente, perché non si spara a casaccio, soprattutto a Casal di Principe. Contro la sede dell’associazione dedicata a don Peppe Diana. Gravissimo» è infine il lapidario commento del presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra.