lunedì 29 settembre 2014
"Li sfido su tre punti". Resa dei conti all'interno del partito, apertura del premier sui licenziamenti disciplinari.
Nuovo scontro con le toghe
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Sull'art 18 Renzi tenta la mediazione con il partito e con i sindacati,  pur invitando entrambi ad un cambiamento radicale, "o ridiamo speranza o gli elettori fanno zapping" e a non restare attaccato a vecchi tabù. "Compromesso ma non a tutti i costi" è il messaggio che Renzi lancia ai suoi nel suo lungo discorso, tre quarti d'ora di monologo dopo i tentativi della vigilia di riaprire lo strappo sull'articolo 18. La giornata fitta di impegni per il premier comincia con una visita al Colle. Renzi è salito al Quirinale per un incontro con il presidente Napolitano, al centro dell'incontro la sua partecipazione all'assemblea generale delle Nazioni Unite ma i due hanno sicuramente parlato anche della delicata questione delle riforme. Alle 17 è invece iniziata la riunione del partito. Atmosfera tesa e parole precise da parte del premier, ma anche qualche aperture.Al vertice erano presenti anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, il ministro della P.a. Marianna Madia, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. ARTICOLO 18 E' UN TABU' "Vi propongo di votare con chiarezza al termine" della direzione "un documento che segni il cammino del Pd sui temi del lavoro e ci consenta di superare alcuni tabù che ci hanno caratterizzato in questi anni" ha detto Renzi, proponendo "profonda riorganizzazione del mercato del lavoro e anche del sistema del welfare". "Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta" ha aggiunto. Poi l'apertura alle minoranze con solo due i casi in cui salvare l'articolo 18 in caso di licenziamento discriminatorio (punto sul quale il premier ha sempre dato rassicurazioni) o disciplinare. "Questa riforma è di sinistra, se la sinistra serve a difendere i lavoratori e non i totem. Se serve a difendere il futuro, e non il passato. Se serve a difendere tutti, non qualcuno già garantito".LEGGE DI STABILITA' Nella legge di stabilità ci saranno "almeno due miliardi di euro di riduzione del costo del lavoro" ha annunciato Renzi, ribadendo che resterà il bonus degli 80 euro e ci sarà un miliardo e mezzo "per i nuovi ammortizzatori sociali". Ci sarà inoltre, spiega, "un miliardo per l'investimento nella scuola" ma anche "un miliardo di spazio per il patto con i Comuni: chiediamo ai Comuni - afferma il premier - di compartecipare come in passato, ma apriamo uno spazio di patto per fare le opere pubbliche". Altro punto cruciale la decisione del governo di inserire "il tfr possa essere inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paga, attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo per consentire un ulteriore scatto del potere di acquisto".

CONFRONTO CON I SINDACATI SU TRE PUNTI. "Sono disponibile a riaprire la sala Verde a palazzo Chigi. Anche domani mattina. No, domani mattina c'è la segreteria. La prossima settimana" ha detto Renzi spiegando di essere disponibile ad incontrare Cgil, Cisl e Uil. "Li sfido su tre punti: una legge della rappresentanza sindacale, salario minimo, il collegamento con la contrattazione di secondo livello", aggiunge Renzi. VIGILIA TESA Già ieri sera a Che tempo che fa? aveva fatto conoscere il suo pensiero: "Io non tratto con la minoranza del partito ma con i lavoratori". Il premier ha detto "basta" a una sinistra "opportunista e inchiodata al 25%", che fa dell'articolo 18 una "battaglia ideologica". Una sinistra che guarda al passato e che non si rende conto che "la memoria senza speranza è un museo delle cere". Ed ecco quindi che il premier ha liquidato l'articolo 18 ("Gli imprenditori devono poter licenziare") e ha annunciato la cancellazione dei contratti precari, dai co.co.pro in poi. BERSANI: NO A SCISSIONI, MINORANZA VERSO ASTENSIONE. I toni dunque non sono certo concilianti. Le minoranze sono tornate a insistere sulla necessità di avere un dibattito aperto e soprattutto, con Pierluigi Bersani, hanno invitato il premier a evitare aut aut. Assicurando che non "c'è il pericolo scissione". La minoranza del Pd insomma non è disposta a fare sconti. "Le parole di questi ultimi giorni di Renzi sono state parole per dividere, non per unire, mi auguro che nel merito, Renzi cambi posizione all'ultima ora" ha detto il deputato Pd Alfredo D'Attorre prima di entrare in direzione annunciando una posizione contraria se Renzi insisterà con l'abolizione dell'articolo 18. A riunione iniziata è stato Gianni Cuperlo ad indirizzare parole dure al premier: "non sei dominus, cerchiamo sintesi - ha detto - Non siamo nemici governo ma non possiamo rinunciare convinzioni". La strada che si è fatta avanti è quella di un'astensione CONFEDERALI SENZA LINEA UNITARIA Ma oggi c'è stato anche un altro appuntamento importante: questa mattina si sono incontrati i vertici di Cgil, Cisl e UIl per tentare di definire una posizione comune proprio sulla riforma del lavoro. Un vertice che però non ha portato i risultati sperati dalla Cgil: per il momento nessun accordo su una manifestazione unitaria, si va avanti sulla strada del dialogo con una serie di appuntamenti in calendario in attesa di capire quali sarannno le mosse del governo. Susanna Camusso, leader della Cgil, ha osservato che il premier "ha detto una cosa che non era mai stata detta in questo Paese: il punto è la garanzia alle imprese della libertà di licenziare. Non mi pare che ci sia né nella legge delega né nelle parole del presidente del Consiglio l'intenzione seria di ridurre il precariato". E' la risposta della Cgil all'ipotesi di una sorta di scambio tra l'art.18 e l'eliminazione delle forme contrattuali che i sindacati ritengono una fonte di precarietà: il premier, ribatte Camusso, "non sa neanche che i co.co.co non esistono più, esistono altre forme di contratto come i voucher, i contratti a progetto, le associazioni in partecipazione".  Quanto a Luigi Angeletti della Uil, non ha nessun senso ipotizzare uno scambio tra le tutele dell'art.18 e l'eliminazione di forme contrattuali che alimentano il precariato. Se bisogna intervenire la direzione deve essere quella di "non togliere niente a nessuno estendendo invece le protezioni a chi non e ce l'ha: questo mi sembra sensato". L'incontro di oggi è arrivato dopo "la fuga in avanti" della Cgil, che sarà in piazza San Giovanni a Roma il 25 ottobre e che preannuncia lo sciopero generale se ci sarà una accelerazione del Governo con un decreto. Resta molto cauta la Cisl, che vorrebbe ripartire dalla piattaforma lanciata prima dell'estate e cercare quindi una mediazione sull'articolo 18 nel quadro di un confronto più ampio: fisco, politica industriale, investimenti, precarietà.

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