Un momento della veglia di preghiera nella basilica di Santa Maria Maggiore, a Bergamo, che venerdì sera ha aperto l'Appuntamento dei Giovani della Pace (foto Sermig / Andrea Pellegrini)
In piazza, tante voci si stanno unendo per un unico grido: «Basta guerre, facciamo la pace». E Bergamo, terra di papa Giovanni, per un giorno è capitale della pace, grazie al sesto Appuntamento internazionale dei Giovani della Pace organizzato dal Sermig.
Sono in migliaia e arrivano da tutta Italia e anche dal resto del mondo; duecento circa i volontari, soprattutto giovani: «Una testimonianza che è possibile costruire la pace – aveva spiegato l’organizzazione presentando l’evento -. Un pomeriggio di speranza con al centro le storie dai conflitti di ieri e di oggi, i progetti di bene dei giovani, la musica del Laboratorio del Suono, i volti e le voci del mondo». Alle 15, anticipata dalla “marcia di Felicizia” dedicata ai bambini, in piazza Vittorio Veneto si apre la manifestazione vera e propria: oltre a Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, sul palco si alterneranno testimoni, rappresentanti delle istituzioni e della società civile.
Nei «Dialoghi in città» le domande dei giovani
Questa mattina, dopo la veglia di preghiera di silenzio e preghiera di ieri, Bergamo ha inoltre ospitato i “Dialoghi in città”: in diversi luoghi simbolici, tanti testimoni si sono messi in ascolto delle domande dei giovani, rispondendo con esempi concreti. Tanti i temi: dalla lotta alla droga alla resistenza nella Terra dei fuochi, dai conflitti alla speranza.
A Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nella cornice della chiesa di San Bartolomeo, i giovani hanno chiesto soprattutto le indicazioni per decifrare la realtà ai tempi delle fake news: «Informarsi vuol dire conoscere e sapere ciò che accade, e conoscerlo in profondità. Non bisogna limitarsi alla “buccia” – è la metafora utilizzata dal direttore -, che spesso è un ingannevole involucro messo attorno alla verità dei fatti. Le informazioni vanno verificate: la vera informazione porta con sé la fatica di verificare le cose. E capire come davvero stanno le cose ci porta nella direzione giusta: le ingiustizie finiscono quando le vediamo».
Di disarmo, invece, si è parlato nel dialogo tra Nello Scavo, inviato di Avvenire, e Vito Alfieri, ex produttore di mine che ha chiuso l’azienda di famiglia per diventare sminatore nei Balcani.