La sua voce è affilata senza che lo voglia. «Io sono straniero. Non ho mamma, né papà. Due anni fa sono arrivato su un barcone, eravamo centotrentacinque, a Lampedusa».
Ha quindici anni compiuti da tre mesi. È del Gambia. È partito a piedi, ha attraversato il Senegal, il Mali, il Burkina Fasu, la Nigeria, la Libia e infine il Mediterraneo. È stato per un periodo a Palermo, poi l’hanno portato in un paesino del salernitano e sette mesi fa è arrivato nella cittadina dov'è ospitato in uno Sprar che è una casa famiglia.
«Vado a scuola tutte le mattine, studio. La mia scuola è l’alberghiero, vado in una scuola importante. Mi piace studiare e stare in questa casa». Si tormenta le mani, guarda fuori. «Non hai nessun sogno?», «No, no», risponde. «Possibile? Come vedi il tuo domani?». Scuote appena la testa e fa: «Non lo so, non lo so ancora».