Settimana clou per le riforme, con
una via resa stretta da elezioni e maldipancia nel Pd. Renzi è
comunque ottimista e oggi può mettere nella colonna degli attivi
un Berlusconi in versione dialogante. A scanso di problemi,
Renzi non esclude un rinvio di una settimana del primo voto del
Senato sulla riforma costituzionale, che era previsto prima del
voto europeo: quanto basta per calmare le fibrillazioni
elettorali e ricompattare la maggioranza. E tanto per chiarire
che non vuole lo scontro, il premier annuncia anche una
possibile mediazione: niente elezione dei futuri "senatori",
come ha sempre ribadito, ma possibilità che siano designati
all'interno dei Consigli regionali.
Il problema non è però solo tecnico. Il problema sono appunto
le fibrillazioni elettorali e, anche dopo, a urne chiuse, la
necessità di tenere unita la maggioranza senza che si creino
estemporanee alleanze tra una minoranza Pd e i grillini.
Per calmare le acque interne, domani di prima mattina il
presidente del Consiglio incontrerà il presidente della Affari
costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, e il
capogruppo Pd Luigi Zanda. Martedì sarà la volta dell'assemblea
dei senatori in vista della presentazione, mercoledì, del testo
base della riforma. In commissione, peraltro, le proposte sono
ben 52, molte delle quali prevedono l'elezione dei senatori.
Proprio quello che Renzi, anche oggi, ha detto di voler evitare
sostenendo che chi vuole un Senato elettivo, ammonisce, vuole
solo aumentare il ceto politico.
Il Berlusconi 'dialogante' intanto dice che sul Senato
l'incontro con Renzi ha messo tutto a posto, fissando le
modifiche da apportare al progetto. Lui, assicura, non è mai
venuto meno ai patti che ha sottoscritto.