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«Se non si interviene, prevediamo che il prossimo anno scolastico farà segnare un nuovo record di insegnanti di sostegno supplenti, a discapito, ancora una volta, della continuità didattica, che invece andrebbe il più possibile salvaguardata, per il bene degli alunni disabili». È molto preoccupato, il presidente di Misos, Ernesto Ciracì, che rappresenta i docenti di sostegno specializzati. Le ultime notizie giunte dal Parlamento hanno messo in allarme gli insegnanti, soprattutto i precari che vedono ulteriormente allontanarsi il giorno della stabilizzazione.
A provocare l’agitazione dei docenti è stata la mancata proroga, nel decreto Milleproroghe approvato nei giorni scorsi, della possibilità di assumere i docenti di sostegno dalle Graduatorie provinciali delle supplenze (Gps) di prima fascia, secondo la procedura prevista dall’articolo 59 comma 4 del Decreto Sostegni bis del 2021. Cioè, attraverso lo scorrimento delle graduatorie dei docenti di prima fascia – in possesso di specializzazione – per l’immissione in ruolo sul sostegno. Tale procedura è stata prorogata sia per il 2022/2023 che per il 2023/2024, ma non per il 2024/2025, con la motivazione che, intanto, sono stati avviati i concorsi. Che, come documenta un dossier della Cisl Scuola, non riusciranno comunque a coprire tutti i posti a disposizione, soprattutto al Nord, per la carenza di candidati in possesso della specializzazione. I casi più eclatanti si registrano in Lombardia, dove per la scuola primaria, ci sono 171 candidati per 4.111 posti e in Piemonte, dove i candidati sono 48 per 1.357 posti. All’opposto, in Campania gli aspiranti insegnanti di sostegno alla primaria sono 3.484 per 60 posti e in Sicilia 3.357 per 51 posti. «Una situazione paradossale», per la segretaria generale Ivana Barbacci.
In questo contesto già abbastanza ingarbugliato, si inserisce, dunque, anche la mancata proroga della procedura prevista dall’articolo 59 del Sostegni bis, che invece «in questi anni ha dato i suoi buoni frutti, consentendo l’assunzione di circa 30mila insegnanti specializzati», ricorda Ciracì. Un particolare non di poco conto, se si considera che, come rileva l’ultimo rapporto Istat sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, «tra gli insegnanti di sostegno uno su tre non ha una formazione specifica e il 12% viene assegnato in ritardo». Per la Uil Scuola, nel 2023 si è raggiunta la «cifra record» di 129.298 docenti di sostegno precari. «È necessario che in tutte le forze politiche parlamentari prevalga il buon senso – dice il segretario generale Giuseppe D’Aprile – onde impedire l’aggravarsi di una situazione già insostenibile». E un «intervento urgente» del governo è sollecitato anche da Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, che aveva presentato un emendamento al Milleproroghe, poi bocciato dalla maggioranza.
Proprio per scuotere i palazzi della politica, lunedì pomeriggio i docenti di sostegno specializzati ed esclusi dalla procedura di assunzione, terranno un presidio sotto il Ministero dell’Istruzione e del Merito. «Dopo aver seguito il percorso abilitante per il sostegno, che ci è costato circa 3mila euro ed aver effettuato 175 ore di tirocinio gratuito, ci ritroviamo senza alcuna risposta sul nostro futuro», dicono gli insegnanti di sostegno precari del gruppo di Genova. Che invitano a partecipare al presidio: «Non è solo un discorso di precarietà, ma di classi più fragili, meno inclusive e di studenti più soli».
Intanto, in uno dei prossimi Consigli dei ministri, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, porterà la proposta che prevede che, «se i genitori sono soddisfatti di come il docente di sostegno si è rapportato con l’alunno, il professore può rimanere accanto a quello studente per più tempo», oltre i tre anni previsti per chi è assunto in ruolo. Una proroga «importante per garantire la continuità didattica», spiega Valditara. L’idea del ministro, però, si è subito scontrata con la netta contrarietà espressa dai sindacati. «La continuità didattica, valore in cui crediamo, si può promuovere in tutt’altro modo – ricorda con un post su X la segretaria della Cisl Scuola Barbacci -. L’alleanza con le famiglie va sostenuta e rafforzata, ma non certamente attraverso l’espressione di “indici di gradimento” degli insegnanti. Ricordo che gli insegnanti sono dipendenti dello Stato, assunti da graduatorie pubbliche e che il loro operato non è soggetto a estemporanee valutazioni esterne».
Per Manuela Calza, segretaria nazionale Flc-Cgil, «quella del ministro dell’Istruzione Valditara è una risposta sbagliata a un problema reale», che si deve affrontare «con una formazione iniziale che abbia un numero adeguato di posti» e con «la stabilizzazione dell’organico che deve diventare di diritto». Anche D’Aprile della Uil Scuola si dice contrario alla proposta: «Stiamo parlando di clientelismo – tuona il sindacalista -. Scegliersi i docenti – aggiunge D’Aprile – equivale a trasformare l’istruzione, costituzionalmente definita quale funzione essenziale dello Stato, in un servizio che risponderebbe solo ai “desiderata” delle famiglie».