Non è proprio una novità, ma ogni volta che le cifre lo confermano è come ricevere un altro pugno nello stomaco. L'Italia è ultima nell'Unione Europea
per spesa pubblica nell'istruzione, per la quale investe
solo il 4,6% del Pil. Lo sottolinea l'Anief, Associazione
nazionale insegnanti e formatori, evidenziando il dato
contenuto nell'Annuario statistico pubblicato dall'Istat nei
giorni scorsi.
Se in valori assoluti, è la Danimarca a investire più risorse
nel sistema educativo, fanno meglio meglio di noi, secondo quanto riporta l'associazione, anche Paesi come il Regno Unito
(6,4%), Paesi Bassi (6,2%), Francia (6,1%), Portogallo e Spagna
(5,5%), Germania (5,1%). Usciamo sconfitti anche dal confronto
con Stati Uniti (6,9%), Australia (5,8%) e Giappone (5,1%). Il
risultato del basso investimento dell'Italia "si traduce in un
deludente tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni e in un
modesto conseguimento di diplomi di maturità e di laurea".
Ad avviso di Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e
segretario dell'associazione dei dirigenti scolastici Confedir,
"tutti i Governi dei Paesi moderni hanno compreso che un giovane
ben formato è una risorsa in più, anche per rilanciare lo
sviluppo economico nazionale: da noi gli ultimi anni invece sono
stati contrassegnati dai tagli". "E ancora non si volta pagina:
nella Legge di Stabilità approvata a ridosso di Natale sono
state cancellate le supplenze brevi e gli esoneri dei
vice-presidi, oltre alla mancata stabilizzazione dei 100mila
docenti precari abilitati dopo il 2011", conclude Pacifico.
Il confronto diventa "ancora più vistoso - prosegue l'Anief -
se si guarda al 'Tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni"
per il quale l'Istat rileva che da noi è inferiore alla maggior
parte degli altri Paesi europei, e che tra il 2011 e il 2012 in
Italia è calato passando dall'81,3% all'81%". "In Germania -
prosegue l'Anief - la frequenza scolastica nella stessa fascia
di età è superiore al 90%: in altri Paesi, come Belgio, Irlanda
e Paesi Bassi si attesta attorno al 93-94%".
Per l'Anief, "non
ci si può meravigliare, se da noi il tasso di conseguimento
della maturità superiore e del diploma di laurea è fermo al 79%
e al 32%. In Danimarca arriva al diploma il 90% e alla laurea il
50%. Se si guarda solo al conseguimento della maturità, la
Finlandia riesce nel 96%. Germania, Regno Unito e Paesi Bassi
tra il 92% e il 95%". Secondo Pacifico, "questi dati confermano
che investire nella formazione, nella scuola e nell'università
non va considerata una spesa, ma un saggio investimento: perché
un giovane preparato è una risorsa in più, anche per rilanciare
lo sviluppo economico del Paese".