Da sinistra a destra le ricercatrici Lodato, Carloni, Matteoli e Rescigno - Per concessione di Humanitas
Cervello e intestino comunicano. La scienza lo sa da anni. Ma il funzionamento di questa comunicazione, ad oggi, era indefinito. Ecco perché la scoperta di quattro ricercatrici del Gruppo Humanitas di Milano, che hanno svelato per la prima volta al mondo l’attività di una delle barriere cerebrali, il «plesso coroideo», provando che la comunicazione intestino-cervello è alla base di una corretta attività cerebrale, è destinata a rivoluzionare le attuali conoscenze in materia. In estrema sintesi il lavoro italiano, che ha trovato ampio spazio su Science, mostra come il cervello disponga di una sorta di «cancello» pronto a chiudersi per proteggerlo dalle conseguenze delle infiammazioni intestinali. E che quando ciò accade, e cioè quando la comunicazione si blocca, si generano stati di ansia e depressione. Questi sintomi, infatti, accompagnano spesso chi soffre di malattie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn.
l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’intestino e migrati verso altri organi. A tale fenomeno è associato un isolamento del cervello che è responsabile di alterazioni comportamentali, come gli stati di ansia». Proprio l’ansia o la depressione, quindi, «sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie». Così riassume lo studio il capo del laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Patologia generale di Humanitas University, Maria Rescigno, che ha coordinato il lavoro, firmato inoltre dalla microbiologa di Humanitas University, Sara Carloni, dalla docente di Farmacologia dello stesso ateneo e direttore dell'Istituto di Neuroscienze del Cnr, Michela Matteoli, e dal capo del laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas e docente di Istologia ed embriologia, Simona Lodato.
Il plesso coroideo è una struttura cerebrale che consente l’ingresso di sostanze nutritive e cellule immunitarie nel cervello, e filtra il liquido cerebrospinale. La sua attività di membrana vascolare, simile a un «cancello», era ignota. «Lo studio dimostra che tale cancello si chiude di fronte al pericolo di una forte infiammazione intestinale per impedirne il propagarsi al cervello», osserva Sara Carloni. «Ciò che emerge sempre più – spiega Rescigno - è che l’integrità della barriera vascolare intestinale è fondamentale per il mantenimento delle funzioni intestinali, e che l’alterazione della barriera permette ai batteri di entrare nel flusso sanguigno e di migrare verso altri organi». Recentemente uno studio firmato proprio da Rescigno e pubblicato su Cancer Cell aveva dimostrato che tale migrazione è alla base della diffusione di metastasi al fegato nei pazienti con tumore del colon.
Carloni racconta come è avvenuta la scoperta: «Stavamo osservando gli effetti dell’infiammazione della colite ulcerosa su altri organi e abbiamo scelto di indagare il cervello. Abbiamo osservato che in condizioni normali, il cervello è più permeabile di quanto precedentemente descritto, e questa permeabilità è associata al plesso coroideo». In quest’ultimo, «oltre alla nota barriera epiteliale, esiste un’ulteriore barriera vascolare, che abbiamo definito “barriera vascolare del plesso coroideo”.
Ora i ricercatori guardano ai prossimi passi. «Le domande aperte sono ancora molte – riprende Rescigno -. Ad esempio, in quali altre malattie si attiva questa chiusura? Anche i pazienti con patologie neurodegenerative hanno un intestino permeabile, da cui quindi passano più molecole verso il flusso sanguigno. Ora sappiamo che questa migrazione è correlata a una chiusura della barriera cerebrale e quindi a depressione e ansia. Come possiamo riaprire il “cancello” del plesso per combattere questi stati alterati? E ancora, come possiamo modulare la barriera per raggiungere il cervello e consentire il passaggio di farmaci?».
Si sta inoltre studiando la «microglia» (ossia le cellule immunitarie del cervello), che «influenza in modo importante la funzione della sinapsi, il sito di contatto tra neuroni ed è la sede di tutti i processi alla base del funzionamento del cervello, inclusi apprendimento e memoria. Rappresenta quindi il bersaglio più promettente da analizzare nei prossimi studi».