sabato 19 ottobre 2019
«E se togliessimo il voto agli anziani?». Grillo lancia una provocazione. Ma la politica sia seria sul tema del futuro
Scartare i nonni non aiuta i nipoti
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«E se togliessimo il voto agli anziani?» Definirla 'proposta' suona offensivo. E infatti l’uscita di Beppe Grillo sul suo blog è stata classificata da tutti come una 'provocazione'. Ma a prescindere dai termini la questione è seria. Non per l’idea in sé, ma perché Grillo è pur sempre il fondatore di una delle principali forze politiche italiane, il Movimento 5 Stelle, nonché l’ispiratore di tante iniziative riconducibili a quell’area politica e guru ascoltato anche quando offre battute o slogan ad effetto.

Dalla stagione dei 'Vaffa' in avanti si è visto che anche la meno nobile delle 'boutade' può nascere da qualcosa che è già presente e che in ogni caso riesce a influenzare e contribuire a radicare una visione della società. La questione del voto agli anziani è riconducibile al dibattito, più strutturato e serio, sulla necessità di dare maggiore rappresentanza alle istanze dei giovani, il cui peso politico rischia di rimanere schiacciata da una demografia negativa che fa dell’Italia il secondo Paese più anziano al mondo.

Luigi Campiglio, economista della Cattolica, già nel 2005 propose di lasciare che i genitori votassero anche per i figli minori. I numeri danno la dimensione del problema. Oggi i ragazzi tra i 16 e i 19 anni sono solo il 4,8% della popolazione, mentre dai 10 anni alla maggiore età si arriva a malapena al 10% in tutto. Gli 'over 60' sono invece quasi il 30%, più o meno la stessa percentuale di chi ha dai 40 ai 60 anni, e che tra vent’anni rappresenterà un blocco generazionale 'pesantissimo'. Lo squilibrio della popolazione in Italia dovrebbe insomma spingere ad aprire una riflessione vera sulla necessità di compensare questa distorsione democratica. Con serietà. Perché non è detto che un giovane voti necessariamente spalancando l’orizzonte al futuro, e che un anziano sia invece interessato esclusivamente ad ottenere il massimo beneficio per accaparrarsi il presente.

D’altra parte la storia insegna – la previdenza può essere un esempio – che politici giovani hanno spesso sostenuto provvedimenti 'vecchi', di corto respiro, e che hanno contribuito a far salire deficit e debito pubblico, mentre grandi riforme strutturali sono state portate avanti da esecutivi con molti anziani. Se tuttavia il problema c’è, quanto Grillo ha messo in campo, tralasciando il fatto che non è costituzionalmente sostenibile, è semplicemente la lettura di chi guarda e invita a guardare agli anziani come a 'scarti' della società. E questo è del tutto inaccettabile. Se la politica vuole guardare al futuro deve essere capace di includere gli interessi delle future generazioni, anche offrendo loro più rappresentanza, non continuare a tradirle per calcolo elettorale, e poi trasferire la colpa sulle generazioni più anziane chiedendo di rottamare i nonni.

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