Ansa
Con solo 21 voti di scarto l'Aula di Montecitorio ha dato il via libera al ritorno in Commissione del testo sul salario minimo, dopo una mattinata incandescente. Alla Camera infatti è ripresa la discussione in Aula sul Salario minimo. Sono «più di mezzo milione» le firme raccolte dalle opposizioni per la petizione (ancora aperta) a sostegno della proposta di legge per l'introduzione del salario minimo, che prevede una paga oraria non inferiore ai 9 euro, hanno annunciato Pd, M5s, Azione, Più Europa, Verdi-Si in una conferenza stampa prima dell’inizio della discussione generale. Discussione generale si era conclusa nella seduta di fine luglio, in cui è stato incardinato il provvedimento, sul quale il 3 agosto è stata votata dalla maggioranza una sospensiva. Oggi l'Aula era dunque chiamata a votare, o gli emendamenti e gli articoli, o il rinvio in Commissione come la maggioranza ha chiesto ad inizio seduta per bocca del presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto di Fdi.
Una scelta che comunque non piace all’opposizione per cui «la battaglia va avanti». Francesco Silvestri, capogruppo di M5s, ha reclamato infatti la convocazione della giunta del regolamento della Camera contro la richiesta della maggioranza. «La richiesta di rinvio dovrebbe essere inammissibile perchè questo modus operandi sta ledendo i diritti delle opposizioni, essendo la legge in quota opposizioni – ha spiegato in Aula - Già avvenuto nel 2016 quando proprio i 5 stelle hanno chiesto ed ottenuto la giunta del Regolamento per la medesima situazione». Oggi, rispetto al 2016 c’è che la pdl ha in sè subito già una sospensiva di due mesi, quindi secondo lui «questo aggrava la questione, c’è la doppia violazione procedurale e rappresenta una violazione dei rapporti tra maggioranza e opposizione».
Ma a chiudere la partita procedurale è arrivata la presidente della Camera di turno Anna Ascani (Pd), per cui è legittima la richiesta della maggioranza di rinvio della proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo in commissione, aggiungendo che non potranno più essere presentate questioni sospensive.
Al pomeriggio poi le forze di opposizione che sostengono la proposta di legge unitaria sul salario minimo (Pd, M5s, Azione, Piu' Europa e Avs), hanno abbandonato i lavori della commissione Lavoro della Camera, dove è stato rinviato il testo dopo il voto dell'Aula su proposta della maggioranza. Dopo aver chiesto la ricalendarizzazione immediata della pdl sul salario minimo, «senza ricevere risposta», le opposizioni hanno dunque deciso di abbandonare i lavori.
Le reazioni
Ma la decisione del rinvio non viene mandata giù dalle opposizioni. «La richiesta di un ulteriore rinvio è la cronaca di una fuga annunciata. Quello che stiamo votando oggi è un colpo a 3,5 milioni di lavoratori poveri e poverissimi», ha detto la segretaria Pd, Elly Schlein, spiegando che «il segnale che state lanciando loro è: non contate nulla, le vostre condizioni di lavoro non hanno diritto di essere rappresentate. Questa Italia per voi non esiste.Buttano la palla in tribuna, la Meloni è in imbarazzo».
Sul salario minimo la maggioranza «sta facendo un errore drammatico per la vita di tanti italiani che lavorano e faticano. Non siamo stati contrari alla limitazione del reddito di cittadinanza, chi può lavorare deve lavorare. Ma chi lavora deve percepire un salario giusto che gli consenta di vivere», tuona via Twitter il leader di Azione Carlo Calenda. «Abbiamo dato disponibilità a cancellare il fondo per il sostegno delle imprese e dunque portare la misura ad avere impatto 0 sulle finanze pubbliche – ha aggiunto - Neppure a queste condizioni Meloni ha dato ok. Atteggiamento sbagliato, ingiusto e miope».
Il governo e la maggioranza «hanno deciso di voltare le spalle agli italiani», ha detto il leader di M5s in Aula Giuseppe Conte intervenendo contro il rinvio in Commissione sulla pdl sul salario minimo, aggiungendo che «noi siamo duri contro le scelte sbagliate del governo, ma c'è una cosa peggiore delle scelte sbagliate, ed è non mettere la faccia sulle scelte sbagliate. Vi siete presentati chiedendo voti agli elettori per decidere non per far decidere al Cnel di Brunetta».
Per la maggioranza invece neppure il minimo scarto con cui il testo è tornato con commissione è un problema di tenuta della maggioranza. «Nessun segnale politico». Così il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, aggiugendo che «se andate a vedere la media delle altre votazioni, le percentuali sono le stesse di sempre. Non mi pare ci siano differenze». Dall'opposizione si fa notare che tra i banchi di Forza Italia ci sarebbero state le assenze più numerose: «Io curo i miei ed erano tutti presenti».