Al terzo giorno di proteste in via Satta contro l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia rom, a Casal Bruciato ieri è arrivata la risposta, delle istituzioni e dei cittadini. C’è la sindaca Virginia Raggi, che va a visitare Imcor, Sedana e i figli, nonostante gli insulti dei condomini, invitando i vicini di pianerottolo a conoscere la famiglia rom. «Avrebbero voluto offrire una tavolata in cortile a tutto il condominio», racconta don Benoni Ambarus, il direttore della Caritas, presente col vescovo ausiliare del settore Est monsignor Giampiero Palmieri, che invita la famiglia all’incontro di questa sera del Papa con la diocesi di Roma. E a Casal Bruciato c’è anche la piazza dei cittadini, dei movimenti per la casa, di Pd e Leu che solidarizzano con la Raggi. Criticata invece da Luigi Di Maio. È la Roma che non vuole lasciare campo libero ai fascisti di CasaPound.
Via Sebastiano Satta è ancora presidiata da uomini e mezzi delle forze dell’ordine. Virginia Raggi arriva nel primo pomeriggio per incontrare la famiglia rom. All’uscita, un cordone di poliziotti dovrà proteggerla verso la macchina.
Volano grida: «Buffona, schifosa, zozzona, vergognati, portali a casa tua, non sei la nostra sindaca». E altri insulti sessisti irripetibili. «Questa famiglia è legittima assegnataria dell’alloggio – dice Virginia Raggi – e la legge si rispetta. Sono terrorizzati. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne dovrebbe farsi un esame di coscienza». Una posizione netta, che non sarebbe stata bene accolta dal capo politico del partito della sindaca: dall’entourage di Luigi Di Maio trapela irritazione: la priorità è aiutare gli italiani, poi gli altri, il senso della frase riportata.
Il capofamiglia assegnatario, Imcor, papà di 12 figli, è amareggiato ma deciso: «Rimaniamo, la sindaca ci ha detto questa è casa vostra, avete fatto domanda come gli italiani, come loro anche voi avete aspettato anni. Gli insulti? Non meritano risposta»». Sedana, la moglie, racconta di essere svenuta per le scale dalla paura: «Per i miei figli, più che per me». La coppia di origini bosniache è in Italia dal 1992, ha vissuto nel campo di Tor De Cenci e poi La Barbuta.
Il vescovo Gianpiero Palmieri, ausiliare di Roma Est, li invita all’incontro coi rom che Papa Francesco avrà in Laterano: «La famiglia è musulmana, ma sono stati molto onorati. Non so se verranno, sono spaventati».
Con la Raggi c’era anche don Benoni Ambarus, il direttore della Caritas di Roma: «Quando siamo arrivati all’appartamento – racconta don Ben – c’erano sul pianerottolo altre due famiglie. Hanno cominciato a dire alla Raggi tutte le loro perplessità. La sindaca li ha ascoltati poi li ha invitati a conoscere i nuovi vicini. Un po’ di imbarazzo, poi hanno accettato. E le tre famiglie sono riusciti tutte a dirsi reciprocamente «abbiamo una grande paura di voi». Guardarsi in faccia è l’unica possibilità per superare questo delirio di ostilità. Le famiglie si sono lasciate dandosi la mano – racconta il direttore della Caritas – e dicendo «diamoci una possibilità».
I rom erano pronti, dopo il trasloco, a offrire una tavolata a tutti i condomini, «come si fa da noi, invece siamo reclusi a casa coi figli terrorizzati». Spero che la tensione cali e torni la ragionevolezza. Purtroppo c’è chi manipola vergognosamente il disagio. Anche le forze dell’ordine però debbono fare di più: non si può permettere che qualcuno si appropri di un cortile, urlando sotto le finestre di quei bambini». Poi nel pomeriggio la manifestazione antifascista dei movimenti per il diritto all’abitare. C’è anche il dem Matteo Orfini e Stefano Fassina di Leu. Gli unici momenti di tensione quando i manifestanti, tentano un corteo non autorizzato verso via Satta, ma si fermano davanti agli agenti in tenuta antisommossa.