I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Bologna hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Totò Riina sul differimento dell'esecuzione della pena per il boss di Cosa nostra. Riina, in precarie condizioni di salute è detenuto in regime di 41bis ed è ricoverato all'ospedale Maggiore di Parma.
Un'ordinanza "ampiamente impugnabile" in sede di Cassazione: così il difensore di Totò Riina, avvocato Luca Cianferoni, ha commentato la sentenza con cui i giudici del tribunale di Sorveglianza di Bologna hanno rigettato il ricorso sul differimento dell'esecuzione della pena presentato dal boss di Cosa Nostra detenuto in regime di 41bis ed attualmente ricoverato all'ospedale Maggiore di Parma a causa delle precarie condizioni di salute. "L'ordinanza è di rigetto - ha sottolineato l'avvocato - ma implicitamente riconosce a Riina il fatto che deve rimanere ricoverato in ospedale". Per Cianferoni, si tratta di "meccanismi giuridici che non ci danno una ragione formale ma ci danno una ragione sostanziale. È un'ordinanza impugnabile - ha ribadito l'avvocato - e proporremo il ricorso per Cassazione".
Tre società, una villa, 38 rapporti bancari e, soprattutto, tantissimi terreni: è questo il tesoro nascosto di Riina e della sua famiglia, un tesoro del valore di 1,5 milioni di euro sequestrati grazie ad un'operazione dei Carabinieri del R.O.S. insieme con i colleghi del Comando Provinciale di Palermo e Trapani.
I beni sequestrati sono localizzati prevalentemente nelle province di Palermo e Trapani ed sono ricondicibili oltre che al
mafioso in carcere, alla moglie Ninetta Bagarella e ai figli, Giuseppe Salvatore, Maria Concetta e Lucia.
Al sequestro si è arrivati dopo un'attenta indagine patrimoniale da cui è emersa la continua disponibilità di denaro contante
della famiglia, ed in particolar modo della moglie, malgrado i molteplici sequestri di beni subiti nel tempo e l'assenza di
redditi ufficiali.
"Il mafioso riesce a reggere bene il carcere e la latitanza, non lo spaventa il disagio. Anzi, il disagio cementa il proprio scudo e il proprio carisma. Quello spaventa i mafiosi invece è toccare il loro beni. Ma al di là del valore intrinseco, noi oggi diamo una risposta anche ad una delle figlie di Riina", Lucia, "che chiede il sussidio", il bonus bebè all'amministrazione di Corleone.
"Qualcuno dice che nel giorno delle commemorazioni per la strage di via D'Amelio - ha annotato Governale - bisognerebbe rispettare con il silenzio la memoria del giudice Paolo Borsellino. Certo, noi dobbiamo rispettare la sua memoria, ma lo facciamo parlando. Facendo capire che ci sono parenti di un boss ospitato in studi televisivi importanti, in prima serata. E adesso questo signore viene colpito da un provvedimento di sequestro dei beni".
L'operazione dimostra che Totò Riina "è ancora il capo dei capi". Così il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri a Palermo, a proposito del sequestro di 1,5 milioni di euro alla famiglia del boss mafioso. "Riina mantiene ancora ferma la sua posizione da capo - aggiunge Di Stasio - seppure sia in carcere e ancora una figura autorevole e autoritaria". "E quello che si è fatto nel tempo - aggiunge il colonnello - oltre a depotenziare il sodalizio corleonese ha attaccato il suo patrimonio. Non solo il patrimonio nella sua disponibilità, ma anche nella disponibilità della moglie e dei figli. È stato fatto tanto altro. Un mese fa c'è stato lo sgombero della casa di Rosario Lo Bue, reggente del mandamento di Corleone. Sono tutti segnali molto importanti che danno maggiore credibilità allo Stato e all'azione di contrasto nei confronti di Cosa nostra". "La figura di un capo finisce solo con la sua morte - conclude Di Stasio - Riina ha ancora un ruolo carismatico e di grande attenzione da parte di tutti. Rimane unico e fondamentale punto di riferimento".