sabato 25 gennaio 2014
«Occorre riavvicinare i cittadini alla politica», il Paese «è provato» e la strada è «faticosa» ma si comincia a intravedere una via d’uscita dalla crisi.
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Riforme istituzionali «al più presto» e quanto più possibi­le condivise, per affrontare le scadenze prossime: rilancio del go­verno, presidenza del semestre euro­peo. Ma soprattutto per agganciare la ripresa, che si sta ti­midamente affac­ciando. Sono gli au­spici - e le diagnosi ­espresse dal presi­dente della Repub­blica Giorgio Napo­litano in alcuni pas­saggi del discorso inviato ieri al con­gresso di Sinistra e­cologia e libertà (Sel), in corso a Ric­cione.«La lunga crisi fi­nanziaria, economica e sociale che stiamo vivendo e di cui si comincia appena ad intravedere una faticosa via d’uscita - scrive Napolitano – ha lasciato in eredità un Paese provato e seriamente preoccupato per il pro­prio futuro». Nessun tono di sollievo, ma neppure allarmistico. Le parole del capo dello Stato arrivano dopo quelle dell’altroieri del ministro dell’E­conomia Fabrizio Saccomanni, il qua­le da Davos ha anticipato che l’anno 2013 sarà chiuso in positivo, mentre nel 2014 «il Pil salirà intorno all’1%». E vanno anche lette insieme a quelle di ieri del presidente della Banca cen­trale europea, Mario Draghi, che ha indicato «enormi» progressi nell’eco­nomia mondiale, ma ha avvertito sul­la debolezza e fragilità della crescita nell’Eurozona.Sono queste le lunghezze d’onda su cui si sintonizza il Colle. Non cedere alla sfiducia, insom­ma, ma neppure al­lentare la guardia. Il Quirinale prosegue nella sua opera di 'motivazione' alla Nazione e alla poli­tica, espressa nel messaggio di fine anno con l’invito a guardare al nuovo anno con «serenità e coraggio». Per questo l’invito rivolto alle forze po­litiche è a proporre risposte adeguate ai problemi del Paese «per un nuovo sviluppo nazionale». Ci sono le rifor­me istituzionali, che devono essere approvate «al più presto», per rende­re il nostro ordinamento «più idoneo a fronteggiare, nel contesto europeo, le nuove esigenze poste dalla crisi e dalle sfide della competizione globa­le ».C’è poi ila capitolo lavoro, tema che il premier Enrico Letta ha messo sin da subito al centro della sua azione di go­verno e sul quale si registra l’attivismo del nuovo segretario del Pd Matteo Renzi. «La generazione che si affaccia ora al mondo del lavoro – aggiunge il Colle – si trova ad affrontare una pro­spettiva di peggioramento, per la pri­ma volta dal dopoguerra, delle con­dizioni di vita rispetto alle preceden­ti generazioni». Dunque, per il capo dello Stato è indispensabile «che ogni forza politica si impegni per offrire ri­sposte adeguate ai complessi e scot­tanti problemi del lavoro e del disagio sociale, elaborando proposte corag­giose e sostenibili per un nuovo svi­luppo nazionale, ricercando gli op­portuni percorsi politici per realizzar­le e ponendo sempre l’interesse ge­nerale del Paese al di sopra di qual­siasi condizione particolaristica». Dalle riforme, ha concluso il capo del­lo Stato può venire l’antidoto alla «di­saffezione » dei cittadini «per la cosa pubblica». Che secondo lui, «è deter­minata in larga misura dall’ineffi­cienza di cui, per molti aspetti, le isti­tuzioni danno prova, oltre che dai ri­correnti episodi di malcostume». So­lo così «sarà possibile sperare in un progressivo riavvicinamento alla po­litica da parte dei cittadini».
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