Settimana decisiva per le riforme. Il premier Matteo Renzi, forte dell'apertura di credito arrivata dal M5S che ha dovuto riconoscere il suo successo alle elezioni da una parte, e del dialogo costante con il Colle, con Napolitano che lo invita a coinvgolere tutte le forze politiche, ingrana la quarta. Il vento è cambiato, inutile dirlo. "Un mese fa sembrava avessi la peste, ora tutti favorevoli" commenta con una dose di ironia e autocompiacimento, il premier. Che sa di avere il pallino in mano e tutti i partiti, compresa la Lega e adesso il M5S, ansiosi di partecipare alla realizzazione di quelle riforme che appaino sempre più indispensabili. La prossima settimana ci sarà un incontro tra il partito democratico e i grillini, Renzi ha fatto sapere che non parteciperà all'incontro, ci andranno solo i segretari Guerini e Serracchiani. Un modo per prendere le distanze ed evitare di cadere, dopo lo streaming durato solo pochi minuti all'inizio del suo governo, di cadere nella trappola mediatica di Grillo e Casaleggio. Certo i punti in contatto con il M5S sono pochi, visto che il movimento propone il "democratellum" un sistema proporzionale con premio di maggioranza e possibilità di dare preferenze negative e il premier invece intende ripartire da quell'Italicum che si è fermato alla Camera.
Orfini. "Si riparte da Italicum". "Il dialogo va bene, le riforme
si fanno con tutti, ma non è che possiamo metterci a
ridiscutere tutto da capo" ha detto il presidente del Pd
Matteo Orfini interviene sull'apertura al dialogo sulle
riforme da parte del Movimento 5 Stelle.
"Le riforme si fanno con tutti - chiarisce - ma finora
una parte dell'opposizione, il M5S in particolare, si era
detta indisponibile. Adesso, dopo mesi, hanno capito, pare,
che in Parlamento si sta per fare delle cose. Era ora".
Orfini non è però convinto della proposta dei grillini
sulla legge elettorale. "L'impianto - spiega - è
completamente diverso, è proporzionale. E comunque, non è
che si può ricominciare tutto da capo, per di più sulla
base di un testo completamente alternativo. C'è l'Italicum,
approvato già in prima lettura, da quello si parte, su
quello ci si confronta".
Rientra la fronda dei 14 senatori Pd. Altra vittoria di Renzi la fine dell'Aventino dei senatori di minoranza del Pd chenon avevano gradito la sostituzione in corsa di Corradino Mineo alla guida della Commissione Affari costituzionali. Alla fine di una riunione di due ore i 14 senatori che avevano deciso di sospendersi per contestare ci ripensano. La loro sospensione rientra ma "si
continuerà a dar battaglia all'interno del Pd". Restano però
l'amaro per i sostituiti e il no ad alcune parti del ddl. "Abbiamo presentato i nostri 25
emendamenti in Commissione - spiega al termine della riunione
uno degli autosospesi, Massimo Mocchetti - e se questi non
verranno approvati, li ripresenteremo per l'Aula". Mocchetti, sempre conversando con i cronisti, ribadisce come
nessuno dei 14 senatori abbia mai pensato in realtà di lasciare
il gruppo del Pd. "Non siamo mica Turigliatto", ironizza il
parlamentare. A far rientrare la protesta, spiegano alcuni dei partecipanti
all'incontro, la dichiarazione, fatta ieri dal capogruppo Luigi
Zanda, secondo la quale l'articolo 67 della Costituzione vale in
realtà per tutti i parlamentari e in ogni luogo: sia in aula,
sia in Commissione. "Il vincolo di mandato - afferma uno dei 14
- o c'è o non c'è. Non è che esista o meno a seconda del
luogo..".
Calderoli promuove proposta M5S. "Tranne alcune fantasie", quella del
M5S "è un'ottima legge" Lo afferma il senatore della Lega Nord
Roberto Calderoli, conversando con i cronisti al Senato. "Alla
fine quello proposto dal M5S è un modello spagnolo ma con le
preferenze. Sono sempre stato a favore del modello spagnolo,
perciò, se c'è chi lo propone, non posso che approvarlo". L'esponente leghista esprime dubbi,
invece, sull'introduzione della preferenza negativa che -
sottolinea ancora Calderoli - "raddoppia il potenziale di voto
scambio e di strumentalizzazioni insito nel meccanismo".
Finocchiaro: emendamenti condivisi. Il presidente della Commissione
Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, è
doppiamente soddisfatta. Dopo le incertezze dei giorni scorsi si
arriva a due "grandi risultati": il rientro della protesta dei
14 senatori che si erano autosospesi e la presentazione al
governo di emendamenti condivisi da parte dei relatori, cioè lei
e Roberto Calderoli. "Abbiamo lavorato tantissimo - spiega - e
siamo convinti di aver fatto un buon lavoro. Pensiamo che il
voto possa arrivare in tempi rapidi". Una volta che gli emendamenti dei
relatori saranno esaminati dal governo, questi potranno essere
depositati al Senato e poi, spiega ancora Finocchiaro, "si dovrà
aprire un termine per i subemendamenti. Dopodiché si andrà a
votare". Calderoli e Finocchiaro hanno presentato delle modifiche alle
parti più controverse del disegno di legge del governo anche se,
come spiega la stessa Finocchiaro, "non abbiamo presentato
emendamenti all'articolo 57", cioè quello che affronta la
questione delle modalità di elezione dei senatori. "Resta però
come principio cardine - sottolinea la senatrice dem - il fatto
che si tratterà di un'elezione indiretta".