Si tiene informato di quello che accade a Roma, Matteo Renzi. Nessuno si aspettava che la fronda dei democratici contrari alla riforma Boschi riprendesse quota. E neppure che si portasse dietro uno sparuto gruppo di senatori della maggioranza, che però è in crescita e con i 19 voti a disposizione è tale da rendere necessario l’accordo con Fi. «I numeri ci sono», gli sherpa rassicurano il premier. E però a sentire che anche dentro Forza Italia qualcuno si sfila dall’accordo, il leader del Pd non ci sta. Nel vertice Ue ha appena assicurato che l’Italia sta camminando spedita verso le riforme e non intende essere smentito. Così, se la prende con i suoi. «Trovo davvero sorprendente che tutte le volte» che «andiamo all’estero» c’è una parte del Pd, «ancorché minoritaria», che «riapre discussioni che sembravano chiuse».Un modo di agire incomprensibile, ai suoi occhi. Solo qualche giorno fa il capo del governo lo aveva stigmatizzato come il tentativo di avere i "quindici minuti di notorietà". «È un atteggiamento che si giudica per quello che è e non ha bisogno di parole ulteriori», tuona questa volta da Bruxelles. E sempre da lì entra nel merito di quello che considera «un buon accordo, un buon compromesso». Volente o no, comunque, la minoranza Pd deve prenderne atto, perché «sono molto determinato». Quella stessa minoranza che avrebbe messo in giro il nome di Enrico Letta per l’incarico europeo, mossa non gradita dal premier. Nelle stanze semi-deserte di Palazzo Madama, però, i conti danno ragione alla riforma che abolisce il Senato elettivo. E se Renzi insiste, allora la questione potrebbe essere risolta martedì, in un incontro del gruppo, in vista delle votazioni. Anche l’ex Cavaliere intende mettere fine alle divergenze e convoca i suoi per giovedì. E mentre i leader cercano di riportare i rispettivi gruppi alla disciplina di partito, si fa più probabile l’idea che il voto slitti, rispetto alla data del 3 luglio auspicata dal governo.La commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama inizierà a votare gli emendamenti alle riforme lunedì pomeriggio. Ma i gruppi che hanno sottoscritto l’intesa hanno deciso che i punti caldi, a partire dal Senato, verranno votati dopo l’assemblea degli azzurri di giovedì, appunto. Si tratterebbe comunque solo di un rinvio di qualche giorno.Renzi, insomma, difende la sua riforma, sebbene sottolinei come i sindaci siano stati "ridimensionati" rispetto alle sue aspettative. Ma anche Forza Italia tira dalla sua parte, ovvero verso un peso maggiore dei consiglieri regionali. E si cerca un recupero del peso della minoranza per il futuro meccanismo di elezione del capo dello Stato.